Commenti ai vangeli della XXVI settimana del tempo ordinario – Calendario del Patrono d’Italia 2025

Pubblicato giorno 26 Settembre 2025 - ARTICOLI DEL BLOG, Il Vangelo di oggi

Condividi su:   Facebook Twitter Google

 

 

28 Settembre Domenica

Se non ascoltano Mosè e i profeti,

non saranno persuasi

neanche se uno risorgesse dai morti

 

Il Signore è consapevole che non è sufficiente leggere e conoscere la scrittura, ma è necessario fare il passo della fede che permette a quelle parole, a quella parola, di trasformare la vita.

Anche noi possiamo accontentarci di leggere il racconto di colui che è risorto dai morti, lasciando che rimanga un semplice racconto. Alle parole trasmesse dalla Chiesa nascente attraverso gli evangelisti, siamo invitati a prestare quella fede che ci è stata testimoniata da tanti nei secoli e nei nostri giorni: solo così l’annuncio di vita e misericordia non lascia la nostra esistenza indifferente.

Metterci in ascolto, meditare, lasciarsi interrogare e destabilizzare dalla scrittura non è semplice, ma non c’è altro modo per intraprendere la via verso il bene.

 

29 Settembre Lunedì

In verità, in verità io vi dico:

vedrete il cielo aperto

e gli angeli di Dio

salire e scendere

sopra il Figlio dell’uomo

 

Gesù richiama la visione di Giacobbe, la scala alta fino al cielo sulla quale gli angeli salivano e scendevano.

Il cielo è ormai aperto da quando, nel giorno del battesimo al Giordano, si è squarciato ed il Padre ha parlato. Ormai possiamo comunicare con il cielo anche attraverso gli angeli che ci portano messaggi dal Padre, così come portano in cielo le nostre preghiere. Nella più grande preghiera, quella eucaristica, nel così detto canone romano, osiamo chiedere: «Questa offerta, per le mani del tuo angelo santo, sia portata sull’altare del cielo, davanti alla tua maestà divina».

Veramente gli angeli sono nostri compagni e complici nel desiderio di comunicare con il Signore!

 

30 Settembre Martedì

In quei giorni, uomini di tutte le lingue

afferreranno un Giudeo per il lembo del mantello e gli diranno:

«Vogliamo venire con voi,

perché abbiamo udito che Dio è con voi»

 

Che bello sarebbe se si realizzasse oggi questa profezia!

Guardando i discepoli del Signore, gli uomini e le donne si avvicinano e chiedono di venire a vedere questo Dio che è con noi; tanti, di nazionalità diverse: la nostra sarebbe una testimonianza che suscita desiderio di Dio e realizza la pace della comunione delle differenze.

Fa’, o Signore, che questo sogno abiti ogni donna ed ogni uomo che diventa tuo discepolo. Fa’ che non siano i progetti pastorali, le tecniche di comunicazione a riempire il nostro cuore e le nostre menti, ma la bellezza e la gioia di avere Dio con noi.

Questa bellezza contagia e suscita il desiderio di stare con te. Chi ha il coraggio di dire, come san Paolo: «Fatevi miei imitatori»?

 

 

Mercoledì 1 ottobre

Ti seguirò…

ti seguirò…

 

Ecco che oggi compare il verbo più temuto: lasciare. Un verbo che, con qualsiasi coniugazione si presenti, fa sempre paura.

Gesù, l’autore di ogni sequela, nel brano odierno sembra fare la parte dell’avvocato del diavolo, se così si può dire: anziché incoraggiare tre vocazioni nascenti, le scoraggia. Eppure lo slancio pieno di iniziativa di questi tre discepoli sembra costituire quasi il vertice della generosità: spontaneamente questi tre desiderano seguire Gesù. Ma non si segue Gesù senza lasciare tutto, senza che lui inviti a lasciare tutto, senza rimandare.

Lasciare tutto, in realtà, è ciò che sempre ci manca («una sola cosa ti manca», aveva detto al giovane ricco). Oggi Gesù ci invita a non confondere la sequela con lo slancio, lasciando che prenda forma nell’ascolto della sua parola.

 

Giovedì 2 ottobre

La messe è abbondante,

ma sono pochi gli operai

 

Impressiona che il Signore mandi avanti a sé trentasei coppie di discepoli; non solo perché trentasei direzioni diverse sono un po’ troppo, ma perché questa scelta tradisce l’urgenza di Gesù, il suo esagerato desiderio di abbracciare il mondo intero con la buona notizia dell’amore.

Da allora, cosa è cambiato? Gesù chiarisce ogni dubbio e rilancia per noi, che oggi ascoltiamo la sua parola, la provocazione: la messe del mondo è tanta, ma sono pochi gli operai. I settantadue si sono certamente messi in cammino sapendo che il loro compito era solo quello di preparare la strada al Signore che li seguiva.

Non sarà che noi, invece, abbiamo dimenticato che è così anche oggi e ci siamo lasciati spaventare dalla mole di lavoro, come se tutto ricadesse sulle nostre spalle?

 

Venerdì 3 ottobre

Già da tempo,

vestite di sacco e cosparse di cenere,

si sarebbero convertite

 

Può capitarci, più spesso di quanto pensiamo, che ciò che accade attraverso «parole ed eventi intimamente connessi», ossia il linguaggio con il quale la parola di Dio ci raggiunge, di fatto non ci tocchi. Diventiamo ciechi e sordi al linguaggio del Padre che ci ama.

Spesso non sappiamo riconoscere che proprio Dio, attraverso incontri, eventi, si sta rivolgendo a noi, ci sta chiamando in causa, ci sta invitando a prendere la posizione che ci appartiene, quella dei figli. La vita è av-ventura, letteralmente il venire alla luce del figlio di Dio che ciascuno di noi è in Cristo.

Ecco perché il rimprovero di Gesù non deve spaventarci ma smuoverci, intenerirci il cuore, illuminare la mente e fortificare la volontà. «Ascoltate la voce del Signore!»: è la voce di vostro Padre!

 

Sabato 4 ottobre

Ti rendo lode, Padre,

Signore del cielo e della terra,

perché hai nascosto queste cose

ai sapienti e ai dotti

e le hai rivelate ai piccoli

 

Per la solennità del padre san Francesco la Chiesa ci offre questo brano di Matteo: la lode di Gesù al Padre per la scelta di manifestarsi ai piccoli sfocia nel suo invito ad andare a lui riconoscendoci per quello che siamo: stanchi e oppressi, soli, senza qualcuno al cui fianco vivere la vita, senza qualcuno al cui fianco imparare a vivere la vita.

Potremmo dire che la Chiesa vede in san Francesco uno di noi: uno che non ha grandi mezzi e proprio per questo può essere colmato di ogni dono dal Padre. E il dono più desiderato è la vita del Figlio di Dio. «Il Signore mi dette, il Signore mi rivelò…»: quante volte Francesco nel suo testamento riconosce, vibrante di gioia e di gratitudine che Dio non lo ha lasciato solo, gli ha dato tutto.

Impariamo anche noi, oggi a dire grazie, a lodare Dio!

Condividi su:   Facebook Twitter Google