Domenica 16 novembre
Avrete allora occasione
di dare testimonianza
Se accogliamo Dio nella nostra vita, sentiremo la gioia di darne testimonianza in qualunque situazione, anche se dovessimo andare incontro alla persecuzione.
Proprio quello che più ci spaventa, in realtà ci offre la possibilità di sperimentare la grazia di Dio in noi, la presenza del suo spirito, spirito di consiglio e di fortezza. Non temiamo allora: niente di tutto quello che viviamo affidandoci alla presenza di Dio nella nostra vita andrà perduto.
Serviamo il Signore con la nostra perseveranza, segno che lo amiamo non a momenti, ma sempre, costantemente, senza se e senza ma.
Lunedì 17 novembre
Signore,
che io veda
di nuovo!
Il cieco di Gerico, all’udire che stava passando Gesù, si mette a gridare: «Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!».
Gesù se lo fa condurre e gli chiede cosa vuole che faccia per lui. La risposta del cieco sembra ovvia: vuole vedere di nuovo. Gesù, dopo aver compiuto la guarigione, gli dice che la sua fede lo ha salvato.
Ancora una volta il Signore ci rende partecipi della nostra salvezza: siamo persone rinnovate quando ci lasciamo guarire dall’incontro con Gesù e lo seguiamo glorificando Dio. Ci ha fatto il dono di passare lungo la strada in cui tante volte ci siamo trovati a mendicare e, grazie a Dio, abbiamo gridato verso di lui.
Martedì 18 novembre
Zaccheo,
scendi subito:
oggi devo fermarmi
a casa tua
Il Signore va oltre ogni nostra aspettativa.
Zaccheo ha il desiderio di vedere Gesù e per questo, a causa della sua piccola statura, sale su un sicomoro; quello che avviene dopo è il di più che sorprende. Gesù dice a Zaccheo di scendere subito: vuole fermarsi a casa sua; il Signore interrompe il suo viaggio per entrare in casa di un pubblico peccatore. Zaccheo è pieno di gioia; e proprio questa gioia di aver ricevuto più di quanto non osasse chiedere lo spinge a fare più di quello che la legge domandasse.
La salvezza di Dio è entrata nella casa di Zaccheo: adesso è un uomo nuovo.
Mercoledì 19 novembre
Fatele fruttare
fino al mio ritorno
Gesù si sta dirigendo a Gerusalemme dove porterà a compimento la sua missione per farcene partecipi.
Presenta la parabola di un uomo di nobile famiglia e di dieci servi ai quali consegna dieci monete d’oro, dicendo loro di farle fruttare fino al suo ritorno. Tornato col titolo di re, quell’uomo chiede conto ai suoi servi di quanto hanno guadagnato.
La stessa cosa farà con noi il Signore quando verrà nella sua gloria. Come ci presenteremo davanti a lui? Con la gioia di aver lavorato per il suo regno o con la paura di aver nascosto quanto avevamo ricevuto? Non perdiamo tempo: viviamo riflettendo la sua immagine impressa nel nostro cuore e compiremo la missione che ci ha affidato.
Giovedì 20 novembre
Se avessi compreso anche tu,
in questo giorno,
quello che porta alla pace!
Gesù al vedere Gerusalemme piange. Annuncia giorni nefasti che si sarebbero potuti evitare se Gerusalemme avesse compreso in questo giorno quello che porta alla pace.
Così non è stato; i nemici la soggiogheranno e la distruggeranno. Gerusalemme non ha riconosciuto il tempo in cui è stata visitata.
Così potrebbe essere anche per noi: potremmo non comprendere, non dar peso alle parole di Gesù e sorprenderci della nostra disfatta senza capire come sia arrivata. Il Signore certamente farà la sua parte per salvarci; ma chiede anche a noi di fare la nostra. Diamo ascolto alle sue parole, svegliamoci dal nostro torpore per riconoscere il tempo in cui viene a visitarci. Vigiliamo fino alla fine con coraggio e con speranza.
Venerdì 21 novembre
Ecco mia madre
e i miei fratelli!
La beata Vergine Maria ha accolto la grazia di Dio nella sua vita e ha avuto il privilegio unico di dare al mondo il figlio di Dio; si è affidata dicendo il suo sì.
Oggi Gesù ci dice che anche noi possiamo generarlo nella nostra vita, in questo nostro tempo, se facciamo la volontà di Dio. Con il battesimo diveniamo membra vive del suo corpo, entriamo a far parte della sua famiglia, siamo creature nuove.
Tutti potranno allora riconoscere in noi questo legame unico che ci rende figli del Padre, perché fratelli, sorelle e madri di Cristo.
Sabato 22 novembre
Dio non è dei morti,
ma dei viventi;
perché tutti vivono per lui
Può capitare che anche noi come i sadducei poniamo a Gesù una domanda trabocchetto per farlo cadere, per confermare i nostri parametri che si appoggiano sì sulla legge, ma molto di più sul nostro modo di interpretarla per giustificare le nostre convinzioni.
Gesù non si lascia irretire da questa logica che non si apre alla speranza della risurrezione; afferma che chi sarà giudicato degno della vita futura e della risurrezione dei morti non dovrà più preoccuparsi di lasciare una discendenza.
La nostra paura mortale sarà spazzata via dall’esperienza reale e permanente di entrare nella vita eterna. Andiamole incontro accogliendo sempre più la nostra nuova condizione di figli di Dio.






























