Commenti ai vangeli della XXXIV settimana, ultima del tempo ordinario (26 novembre-2 dicembre)

Pubblicato giorno 24 Novembre 2023 - ARTICOLI DEL BLOG, Il Vangelo di oggi

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Domenica, 26 Novembre

Signore,

quando mai

ti abbiamo veduto

affamato?

 

Maurizio ha moglie, figli, nipotini e un gran da fare per gli altri. È in pensione, ma ha conservato la serietà dell’operaio.

Frequenta poco la chiesa; la sua casa è un porto di mare: alla famiglia nigeriana sbriga la burocrazia; all’anziana sola cura il giardino; al malato offre il trasporto ospedaliero; all’adolescente in difficoltà, un cuore saggio; alla famiglia a rischio, vicinanza e amicizia. Il tutto gratuitamente, s’intende! Senza far rumore, senza ostentare nulla, con spontaneità e ordinarietà, Maurizio aiuta chiunque gli chieda una mano; con sapienza sa consigliare, indirizzare e aprire varchi di speranza. Nessun vanto sulle sue labbra; nessun diritto rivendicato.

«Vieni, benedetto del Padre mio, ricevi in eredità il regno preparato per te dall’eternità!».

 

Lunedì, 27 Novembre

Vide anche una vedova povera,

che vi gettava

due monetine

 

Pare che il Signore, oggi, elevi non solo l’elogio del piccolo, del poco, ma persino dell’insufficiente!

Cosa sono due monetine nel tesoro del tempio? E cinque pani e sette pesciolini per cinquemila persone o forse più? E un poco di farina e un sottile filo d’olio per la vedova di Sarepta, il figlio, Elia e tutta la casa di lei? La sproporzione sembra essere la carta vincente per il maestro, che la sceglie quale parametro di misura evangelica.

Non perché si diverte a sfidare l’impossibile, ma per indicarcela come condizione indispensabile perché il Padre vi compia cose grandi. Significativa lezione di vita per noi, inebriati e ubriacati da ciò che è grandioso, al di là di ogni proporzione!

 

Martedì, 28 Novembre

Verranno giorni in cui,

di tutto quello che ammirate,

non resterà pietra su pietra

che non venga distrutta

 

L’annuncio evangelico odierno vuole richiamare tutti alla temporalità e alla finitezza delle cose, sulle quali noi investiamo molti progetti e molti beni.

Il rischio di dimenticarci che essi non sono eterni, ma destinati a passare è, tuttavia, reale. La sfida, allora, è quella di servirci di tutto ciò abbiamo tra le mani senza riporre in esso la nostra fiducia.

Se, infatti, avremo confidato solamente in ciò che appartiene alla terra, dove troveremo la salvezza quando tutto passerà? Chi o che cosa sopravviverà al terribile urto del tempo e della storia?

 

Mercoledì, 29 Novembre

Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse:

«Una cosa sola ti manca:

va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri

e avrai un tesoro in cielo;

poi vieni e seguimi»

 

Quello sguardo aveva trafitto il mio cuore! Lo ricordo ancora a distanza di anni. Quando ripenso a quel giorno mi sento codardo e vigliacco.

Come ho potuto resistere a quegli occhi colmi di amore e di benevolenza? Da tempo cercavo una risposta al mio desiderio di autenticità e mi chiedevo in che modo poter avere la vita eterna. Quel giorno Gesù aveva parlato al mio cuore, ma il mio io, grande, gigantesco, troppo sicuro su cosa fosse e cosa non fosse la vita eterna, non era stato capace di rispondere nulla. «Dammi tempo, maestro, per pensare e riflettere!» avrei voluto urlare, ma, mio malgrado, non riuscii a dire nemmeno una parola.

La sua domanda mi aveva toccato nella carne ed ebbi paura.

 

Giovedì, 30 Novembre

Mentre Gesù camminava

lungo il mare di Galilea

 

Beata te, Galilea, terra di mezzo, perché hai visto il sorgere dell’alba, Cristo Signore.

Beata te, Galilea, regione di incontro con altre culture, dove persino la lingua risente l’influsso dei popoli limitrofi, perché da te è uscito il messia!

Beata te, Galilea delle genti, regione di frontiera dove la purezza della fede ebraica si mescola con le fedi dei pagani, perché hai accolto il primo annuncio del regno.

Beata te, Galilea, perché sulla riva del mare, come su un’altra terra di confine, i passi di Gesù hanno lasciato le loro prime orme.

E ancora beata te, Galilea, terra di mezzo, perché il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce.

 

Venerdì, 1 Dicembre

Il cielo e la terra passeranno,

ma le mie parole non passeranno

 

A chi affidare il cuore con le sue speranze, i suoi desideri, le sue vittorie e le sue sconfitte? A chi affidare la vita? Dove radicare i passi quotidiani?

A mie spese, – oh, quale grazia! – sto imparando a porre le fondamenta del mio andare nel solido ed eterno terreno della fedeltà del Signore, affondando ostinatamente le radici della mia persona nella sua parola. Essa sola, e non altri, sarà in grado di sostenere il terribile urto del tempo e della storia! Cieli nuovi e terre nuove si stagliano all’orizzonte! Lo racconta la creazione, la canta il tempo che scorre e le stagioni che si avvicendano, lo manifesta il crescere dei bimbi e la canizie degli anziani.

Il tempo sta per compiersi, il regno di Dio è vicino.

 

Sabato, 2 Dicembre

State

bene

attenti

 

È forte l’invito odierno! L’incipit proposto, infatti, esprime tutta la serietà della vita che non è da sottovalutare.

Nella penna dell’evangelista, tuttavia, non vi è nessun tentativo di incutere timore, quanto piuttosto la profonda necessità di ricordare che il vivere quotidiano richiede tutto il nostro impegno. Non diamo, perciò, agli affanni della vita, alle ubriachezze (e non solo di vino…) il potere di rubarci il cuore schiacciando i nostri ideali e i nostri sogni!

Chiediamo, invece, al Signore la grazia di sporcarci le mani per aiutare l’umanità a crescere nel bene, nel bello e nella bontà, relativizzando la dimensione delle cose, così da gustare al meglio la vita e viverla con maggior serenità.

 

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