Commenti ai vangeli dell’Ottava di Natale (dal 24 dicembre al 1 gennaio)

Pubblicato giorno 22 Dicembre 2023 - ARTICOLI DEL BLOG, Il Vangelo di oggi

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Domenica 24 dicembre

E tu, bambino,

sarai chiamato

profeta dell’altissimo

 

Dopo nove mesi di silenzio, la bocca di Zaccaria si apre in un inno di lode e una profezia: ci visiterà un sole che sorge dall’alto.

Gesù, il bambino nato da donna, il Figlio del Padre, viene come luce per illuminare le tenebre e condurci alla pace. Ogni mattino nella liturgia delle ore la Chiesa ci fa cantare il benedictus, ricordandoci che il sole che sorge è Cristo. La salvezza non è qualcosa che dobbiamo conquistare, ma un dono; la tentazione è sempre quella del fai da te: possiamo fare a meno di Dio… Invece la misericordia, l’amore del Signore chiede di essere accolta e poi annunciata, condivisa.

Allora, entriamo in questo oggi, con il cuore, la mente e il corpo, lasciandoci amare dal verbo che si è fatto carne. Affinché la nostra umanità diventi più bella, più vera.

Lunedì 25 dicembre 2023

Non temete:

ecco, vi annuncio una grande gioia,

che sarà di tutto il popolo:

oggi, nella città di Davide,

è nato per voi un Salvatore,

che è Cristo Signore

 

Nel bel cartone animato Gli eroi del Natale il protagonista è l’asinello, sì, quello che scalda Gesù nel classico presepio.

Lui non sa nulla dell’evento che si compie, Maria e Giuseppe non sanno nulla del complotto che li circonda. Lui vuole bene a Maria e per questo affronta i cattivi e riesce a garantire che Maria e Giuseppe giungano alla mangiatoia su cui splende la stella. Quando arriva stremato ai piedi di Gesù, Maria gli chiede: ma dove sei stato? Povero asinello! In realtà, senza saperlo, ha realizzato il suo sogno di fare cose grandi (prima girava la macina in un mulino). Alla fine, contempla felice Gesù e comprende che è speciale.

Fin qui la storia dell’asinello. Non assomiglia un po’ alla nostra? Asinelli di cuore che aprono gli occhi solo alla fine?

 

Martedì 26 dicembre

Non preoccupatevi

di come o di che cosa direte

 

Viviamo spesso incerti e preoccupati riguardo al nostro parlare, all’esprimerci e al farci comprendere. L’arte del comunicare è infatti un’arte difficile.

Sarebbe utile, per le nostre relazioni e dialoghi personali, occuparci più del contenuto che della forma. Somma grazia sarebbe custodire e purificare col fuoco illuminante e fecondo dello Spirito santo la fucina interiore dove le parole prendono forma. Allora parlare o tacere darebbero, l’uno e l’altro, frutti di pace anche nelle sofferenze e persecuzioni. Frutti di pace e di bellezza.

Stefano, martire di Cristo, era pieno di grazia e di potenza e tutti quelli che, pronti a condannarlo, sedevano nel sinedrio, videro il suo volto come quello di un angelo. E mentre lo lapidavano pregava e perdonava, affidando il suo spirito al Signore.

 

Mercoledì 27 dicembre

Hanno portato via il Signore dal sepolcro

e non sappiamo

dove l’hanno posto

 

Oggi la Chiesa fa memoria dell’evangelista Giovanni, il discepolo che Gesù amava, che nell’ultima cena ha posato il capo sul petto di Gesù.

Saputo da Maria di Magdala che il sepolcro era vuoto, Giovanni e Pietro corrono per verificare quello che ha detto Maria. Immaginiamo lo sconcerto. Quando entrano nel sepolcro, Giovanni vide e credette: ha visto solo dei teli posati là, l’unico segno. Ma lo sguardo di Giovanni va oltre, è un vedere con l’occhio interiore del cuore, quello dell’amore. Il suo sguardo supera l’abisso di un’assenza, ed è proprio quel vuoto che gli permette di credere al dono di Gesù. Lì Giovanni scopre e testimonia una presenza che è il Dio con noi, il risorto.

Il petto del Signore, scrive Evagrio Pontico, è la conoscenza di Dio; chi ha il dono di riposarvi diverrà teologo.

 

Giovedì 28 dicembre

Un grido è stato udito in Rama,

un pianto e un lamento grande:

Rachele piange i suoi figli

perché non sono più

 

Rachele, figura di ogni madre a cui è stato strappato un figlio, non vuole, non può essere consolata nel suo indicibile dolore, ma oggi, nella pienezza del tempo, questo può avvenire.

Oggi ci è stato dato un Figlio, sentiamo proclamare in questa ottava di Natale. Gesù è il Figlio donato dal Padre per riscattare i figli delle madri di tutti i tempi e di tutte le latitudini. Gesù, figlio di Dio fattosi figlio di una donna, Maria, fattosi carne per essere la risurrezione di ogni carne, di ogni figlio.

In lui, il male, la morte, il dolore non hanno avuto, non hanno e non avranno l’ultima parola perché dice Dio: Dall’Egitto ho chiamato mio figlio. Dalla schiavitù della morte Dio chiama alla vita suo Figlio e ogni figlio dell’uomo.

 

Venerdì 29 dicembre

Ecco, egli è qui

come segno di contraddizione,

affinché siano svelati

i pensieri di molti cuori

 

Contempliamo Maria e Giuseppe in cammino verso il tempio per presentare il figlio secondo la legge di Mosè e offrire per lui un sacrificio, come prescrive la legge del Signore.

Giuseppe e Maria obbediscono alla legge; ne sono ripagati con il riconoscimento del bambino come il messia. Come è stato possibile? Ancora una volta, tutto è avvenuto per opera dello Spirito santo. C’era in Gerusalemme un uomo, Simeone, che aspettava la consolazione di Israele: aspettava di vedere il Cristo prima di morire. Mosso dallo Spirito si recò al tempio proprio quando i genitori vi portavano il bambino, lo prese tra le braccia e proruppe in quel meraviglioso cantico: Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza.

 

Sabato 30 dicembre

Il mondo passa

con la sua concupiscenza,

ma chi fa la volontà di Dio

rimane in eterno

 

La profetessa Anna, che incontriamo nel brano evangelico di questo giorno, fa parte di quanti annunciano per primi la lieta novella, comunicando la venuta di Dio in mezzo al suo popolo.

Viveva nel tempio e, servendo Dio notte e giorno, aveva imparato a conoscerlo e a fare la sua volontà. Per questo è in grado di riconoscere in quel bambino, presentato al tempio da Maria e Giuseppe, il messia tanto atteso dal popolo di Israele. Luca scrive: Sopraggiunta in quel momento parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.

È gioia grande, poter annunciare con la propria vita l’amore smisurato di Dio per ogni uomo e donna di questo mondo. Questa parola sia anche per noi, motivo di gratitudine e di lode per tanto bene ricevuto.

 

Domenica 31 dicembre

Quando venne il tempo della loro purificazione

secondo la Legge di Mosè,

portarono il bambino a Gerusalemme

per offrirlo al Signore

 

Oggi ci rechiamo al tempio di Gerusalemme, dove, il Figlio di Dio, senza chiasso di parole è presentato al Padre. La salvezza è offerta a Dio da Maria e dal falegname di Nazaret, ed è accolta dallo sguardo profetico di Simeone e dalla incessante preghiera di Anna. In braccio ai genitori, il salvatore entra nel tempio, del quale un giorno dirà: La mia casa, sarà casa di preghiera per tutti i popoli. E del suo corpo affermerà che sarà il tempio distrutto, ricostruito in tre giorni.

Il mistero del Signore condotto nel tempio non si ferma qui, tra queste possenti mura di pietra, profumate d’incenso, ma ci trasporta nella città celeste, dove l’onnipotente e l’agnello sono il vero tempio, dove non ci sarà più bisogno di luce di lampada, né di luce di sole, perché la gloria di Dio la illumina.

Auguri!

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