Non so più attendere! Uscire dall’effetto boomerang: la provvidenzialità dell’Avvento

Pubblicato giorno 30 Novembre 2018 - ARTICOLI DEL BLOG, Briciole di pensieri

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Non so se sembri così anche a voi, ma oggi pare davvero difficile riuscire a percepire ancora il sentimento dell’attesa.

E’ come se la vita fosse subdolamente appiattita sul presente, al massimo (ma proprio al massimo!) “agitata”, scossa, “emotivizzata” dalla brama di qualcosa che ancora non possediamo…

Ogni attesa che mantiene al proprio centro l’io, non è una freccia lanciata verso il bersaglio della vita: è un boomerang che ricade tristemente su di noi…

L’Attesa, il sentimento proprio dell’Avvento e del Natale, è qualcosa di diverso e di più grande. Implica una tensione di tutto l’essere (non solo di uno dei nostri sensi…) verso Qualcosa o Qualcuno al quale, in forza stessa del nostro a-tendere attribuiamo il potere di determinarci. Dunque di darci le direttrici dell’esistenza. Di metterci in movimento-verso. Di svelarci il senso della nostra vita e la nostra identità.

Cosa voglio dire? Ciò che dice papa Francesco in maniera semplice e spettacolare insieme:

A volte la vita presenta sfide più grandi e attraverso queste il Signore ci invita a nuove conversioni che permettono alla sua grazia di manifestarsi meglio nella nostra esistenza «allo scopo di farci partecipi della sua santità» (Eb 12,10). Altre volte si tratta soltanto di trovare un modo più perfetto di vivere quello che già facciamo: «Ci sono delle ispirazioni che tendono soltanto ad una straordinaria perfezione degli esercizi ordinari della vita cristiana». Quando il Cardinale Francesco Saverio Nguyên Van Thuân era in carcere, rinunciò a consumarsi aspettando la liberazione. La sua scelta fu: «vivo il momento presente, colmandolo di amore»; e il modo con il quale si concretizzava questo era: «afferro le occasioni che si presentano ogni giorno, per compiere azioni ordinarie in un modo straordinario». Papa Francesco, Gaudete et exsultate, 17

Per entrare più profondamente nel movimento che l’Avvento e il Natale vogliono creare in noi (che è sempre un movimento di conversione e di conversione all’amore!!!) vi invitiamo a vedere o rivedere: A Chrismast Carol (2009)

Qui sotto trovate un bell’articolo che presenta lo stesso film nella versione della Disney!

Il canto di natale di Topolino e il giudizio particolare di Ebenezer Scrooge

Articolo di Francesco Carboni, dal sito Cattonerd (grazie agli amici di Cattonerd che ci hanno permesso di ribloggare!)

Qualche Natale fa…

Ad ogni Natale sento un po’ di affetto e di nostalgia per le atmosfere del passato, ricordi che affiorano e si sovrappongono in un mosaico di eventi mai del tutto dimenticati, tra cui il natale del 1987, dove cercavo di scrutare la leggerissima carta da regalo per vedere in trasparenza quello che fu uno dei doni più riusciti dei miei genitori: “Il grillo parlante” della Clementoni. Ad ogni Natale poi i film della Disney che si alternavano in un susseguirsi di colori e di emozioni, tra torroni e cartoni animati. Ma pochi “cartoon” mi hanno lasciato il segno come “Il canto di Natale di Topolino” e così ho detto ad Alex Pac, per questo Natale Cattonerd avrà un articolo dedicato a “Il Canto di Natale e il giudizio particolare Ebenezer Scrooge“. Ed eccolo qui.
Buona lettura e che Dio vi benedica.

Il canto di Natale… la storia di una conversione

“Il canto di Natale di Topolino” è un famoso cortometraggio prodotto dalla Walt Disney nell’Ottobre del 1983 e tratto dal romanzo di Dickens, “A Christmas Carol“. Il cortometraggio della Disney come l’opera di Dickens racconta la conversione di Ebenezer Scrooge. Nel film Disney l’austero e avido nonché sprezzante Scrooge è impersonato da Paperon de’ Paperoni (Scrooge McDuck in lingua originale), il quale non lesina di far lavorare Bob Cratchit (Topolino) anche durante il giorno di Natale. Nel racconto Scrooge incontra lo spirito del suo ex socio in affari Jacob Marley (Pippo) oramai defunto  che lo ammonisce per la sua esistenza senza carità e senza gioia, e lo avverte che se non cambierà farà la sua stessa fine. Inoltre Marley gli profetizzerà la venuta di tre spiriti quella stessa notte, i quali aiuteranno il povero Scrooge ha ritrovare la retta via e per così porre rimedio alla sua triste vita. “Il canto di Natale di Topolino”, come il romanzo da cui è tratto, è diviso in cinque atti: l’incontro con l’amico defunto e ormai dannato Jacob Marley, lo spirito del Natale passato, lo spirito del Natale presente, lo spirito del Natale Futuro e il quinto atto con il ravvedimento, ossia la conversione di Ebenezer Scrooge.

Il giudizio particolare

Ebenezer Scrooge (Paperon de Paperoni) e Jacob Marley

L’intero racconto de “Il canto di Natale di Topolino” rappresenta una sorta di giudizio particolare, che per chi non lo sapesse, cito testualmente dal CCC:

“La morte pone fine alla vita dell’uomo come tempo aperto all’accoglienza o al rifiuto della grazia divina apparsa in Cristo. Il Nuovo Testamento parla del giudizio principalmente nella prospettiva dell’incontro finale con Cristo alla sua seconda venuta, ma afferma anche, a più riprese, l’immediata retribuzione che, dopo la morte, sarà data a ciascuno in rapporto alle sue opere e alla sua fede. La parabola del povero Lazzaro e la parola detta da Cristo in croce al buon ladrone così come altri testi del Nuovo Testamento  parlano di una sorte ultima dell’anima che può essere diversa per le une e per le altre.

Ogni uomo fin dal momento della sua morte riceve nella sua anima immortale la retribuzione eterna, in un giudizio particolare che mette la sua vita in rapporto a Cristo, per cui o passerà attraverso una purificazione, o entrerà immediatamente nella beatitudine del cielo, oppure si dannerà immediatamente per sempre.”

 « Alla sera della vita, saremo giudicati sull’amore ».

L’avvento, o meglio… l’evento!


Ma la storia di Ebenezer Scrooge è un giudizio molto particolare in quanto il protagonista de “Il canto di Natale” ha una seconda possibilità, e ci ricorda che l’avvento sta ad indicare  “che qualcosa sta per cambiare ”, che il Natale non è l’opulento Babbo Natale con il suo merchandising, non è semplicemente uno scambio di doni, non è uno sterile buonismo, il fine dell’avvento è l’amore reciproco in Cristo, perché come dice bene il significato del nome di Gesù, Dio salva”. È Dio quindi l’avvento e il fine di ogni cosa. La vigilia di Ebenezer Scrooge rappresenta il paradigma della nostra vita, il bivio dove la conversione ci mette in relazione con Dio, oppure no. La salvezza o la dannazione eterna. L’avvento quindi ci da la possibilità di riesaminare con Dio tutto il bene e il male che abbiamo commesso e ci ricorda, pertanto, che fin quando siamo in vita abbiamo la possibilità del pentimento e che, con il quale abbiamo la possibilità di rendere grazie e di rimediare, come in Zaccheo in Luca 19, 1-10  o come Ebenezer Scrooge.

Il canto di Natale di topolino

La trasposizione della Disney ha il pregio di mantenere inalterato il forte linguaggio di Dickens, che non ha paura di affrontare il tema del giudizio personale, ritagliando Topolino, Pippo e com. sui personaggi de “Il canto di Natale”, pur restando un’opera rivolta anche ai bambini. Le opere tratte dal medesimo romanzo sono innumerevoli, ma il corto Disney resta insuperato.

Conclusione

“A Christmas Carol” targato Disney è un film che non lascia spazio a fraintendimenti, è una storia che per i nostri tempi risulta anche indigesta per i suoi contenuti netti e decisi, ma che lascia uno straordinario messaggio: che la vita su questo mondo è come la vigilia del Natale, è un attimo prima della verità, della verità sulla nostra vita e che se nonostante il dolore, il mondo, il male e il peccato ne facciamo dono di noi stessi agli altri, allora la salvezza è vicina, la gioia è a portata di mano. L’inferno ce lo creiamo anche noi quando ci chiudiamo nella solitudine del nostro egoismo. Il Natale, l’avvento, è qualcosa di inauditoil Signore Dio dell’universo, si è fatto carne, per amor nostro. Allora amici miei andiamo ad adorare il Cristo Re Dio dell’universo con il quale ogni cosa è possibile, come per Scrooge e come tanti Scrooge che ancora non lo sanno, Dio opera per loro e per la loro salvezza, per la loro gioia che è anche la Sua gioia. Quindi come Scrooge, ricordiamo il passato, non dimentichiamo ciò che eravamo. Teniamo lo sguardo sul presente, verso chi ci è ora accanto. E ogni dolore e gioia viviamola in prospettiva di un futuro più grande, quello eterno, che grazie a Dio inizia già qui, da noi stessi!

Buon Natale a tutti.

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