Il sorriso di Chiara. Aperto sul mondo.

Pubblicato giorno 30 Agosto 2017 - S. Chiara d'Assisi

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L’inizio della vita di Chiara di Favarone degli Offreducci nei suoi contemporanei certamente suscitò stupore, o disappunto…ammirazione o il commento dei savi; “il tempo dirà se davvero Dio agisce!”. La giovane Chiara non si curò delle impressioni che circolarono in Assisi, pose la sua fede nel Signore che attraverso chiari segni la guidarono.

Nei lunghi anni trascorsi in S. Damiano, Chiara maturò una relazione al servizio della sua gente, diventando fonte luminosa perché attingeva alla vera luce che si effonde, attraverso la cura per le sue sorelle, per Agnese di Boemia, per la Chiesa e la città di Assisi. « Molti beni avemo recevuti da questa città, et imperò dovemo pregare Dio che esso la guardi ». L’evento più ricordato in queste circostanze è la difesa orante per i pericoli dell’invasione saracena o di quella successiva di Vitale d’Aversa nella battaglia contro il papato e i suoi sostenitori. Molto più frequentemente e semplicemente, Chiara visse la sua cura materna con le persone che bussarono al Monastero.

INCONTRI…

 

Sono soprattutto i bambini a ricevere le attenzioni di Chiara. Racconta sr. Amata nel processo di canonizzazione:

“ Uno mammolo de Perugia aveva nell’occhio una certa macchia che li copriva tutto l’occhio. Unde fu menato a santa Chiara, la quale toccò l’occhio del mammolo e poi li fece lo segno della croce. E poi disse: « Menatelo alla mia madre sora Ortolana (la quale era nel monasterio de Santo Damiano), e faccia sopra de lui lo segno de la croce ». La quale cosa fatta, el mammolo fu liberato: onde santa Chiara diceva che la sua madre lo aveva liberato; e per lo contrario la madre diceva che madonna Chiara sua figliola lo aveva liberato. E così ciascheduna dava questa grazia all’altra.” Il beneficio concesso dal Signore ha in questa esperienza tutte le caratteristiche del farsi carico delle sofferenze e della condivisione evangelica. Chiara tocca l’occhio del bambino proprio come Gesù nel guarire gli infermi e, a garanzia che a Lui chiedeva e da Lui otteneva, Chiara traccia il segno della Croce. Ed è davvero dalla concorde condivisione della comunità che nasce speranza e vita nuova: ne è segno mandare il piccolo da Ortolana, mamma di Chiara e sua sorella per amore del Signore. Risuonano le parole dell’Apostolo: “Gareggiate nello stimarvi a vicenda! ”

Ancor sr. Francesca, nona testimone racconta: “Una volta vide portare al monasterio alla preditta santa Chiara lo figliolo de messere Ioanni de maestro Ioanni de Assisi, lo quale aveva la febbre e le scrofole; et essa santa gli fece lo segno de la croce e toccollo, e così lo liberò. Adomandata come sapesse questo, respose che udì poi che el padre suo disse al parlatorio che subitamente fu liberato. Ma essa testimonia non lo vide innanti che fusse portato a santa Chiara, ma poco tempo da poi lo vide retornare al monasterio guarito. Adomandata quanti anni aveva el mammolo: respose: cinque anni.” Di nuovo risalta la pedagogia di Chiara, sia nei confronti di quanti si recavano al parlatorio che delle sue sorelle.

CHE DICONO UNA PRESENZA

Le grandi opere del Signore, passano attraverso la Sua umiltà incarnata. Egli è colui che si fa carico della sofferenza, unendo a sé per grazia coloro che più gli assomigliano, gli umili. Chiara non si appropria dei segni che compie, ma allarga la presenza, la partecipazione alle sue sorelle, perché siano efficaci. La carità, che è amore di Dio effuso nei cuori, ha in sé l’umile potere della misericordia, della liberazione.

E’ lo Spirito elargito la stessa Fonte della liberazione di quanti si affidano alla loro preghiera, lo Spirito che unisce la fraternità dona la presenza del Figlio di Dio: “ dove sono due riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro”. E allora il mammolo è riconosciuto come segno del bimbo Gesù. La memoria di Chiara e delle sorelle, continuamente attratta a lui, si accorge del riaccadere della sua Presenza: “Una volta, nel dì de calendimaggio, essa testimonia vide nel grembo de essa madonna Chiara, innanti al petto suo, uno mammolo bellissimo, in tanto che la bellezza sua non se poteria esprimere; et essa testimonia medesima, per lo vedere de quello mammolo, sentiva una indicibile soavità de dolcezza. E senza dubbio essa credeva che quello mammolo fusse lo Figliolo de Dio.”

IL FRUTTO DELLA PREGHIERA : COME UN FIUME

Davvero la concordia e l’unione fraterna di fede e d’amore è quel fiume che scorre gratuito! Nasce da sorgente inesplorata, si inoltra in angusti spazi claustrali per poi gettarsi come cascata fresca, limpida per gli assetati che vi attingono. Siamo beneficiarie di questo dono solo in quanto lasciamo sia per tanti fratelli e sorelle . Quante persone il Signore ci affida perché insieme diveniamo anche noi sue spose che riconoscono l’Amato in ogni soffrire umano, sue madri, nell’intercedere perché la sua Vita si manifesti nella vita dei suoi piccoli, sue sorelle nel prenderci cura fattivamente con l’ascolto e il dialogo per ridonare a ciascuno la coscienza di essere figli amati da Dio nostro Padre.

Nella condivisione quotidiana delle intenzioni che ci sono affidate, nell’ascolto reciproco, il Signore Gesù si fa presente: ascolta, accoglie e in forza del suo amore, agisce.

Ogni sofferenza che la sorella porta in cuore davanti al Signore è portata così da tutte, varcando gli spazi della solitudine nel farsi carico dei fratelli e, come dice Chuara “si moltiplica la Grazia ad opera di un maggior numero” di persone che intercedono nella comunione della preghiera. Lo stupore di questo affidamento reciproco, della fede di chi chiede la nostra intercessione, illumina ciò che il Signore incessantemente continua a compiere nella sua umiltà incarnata. Che questo mese dedicato alle celebrazioni clariane che chiudono un anno centenario intenso e partecipato, sia ancora segno della premura della nostra Madre S. Chiara per tutti coloro che a lei si rivolgono!

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