In cammino con Gesù, verso Gerusalemme – domenica delle Palme 2020

Pubblicato giorno 4 Aprile 2020 - ARTICOLI DEL BLOG, Il Vangelo di oggi

Condividi su:   Facebook Twitter Google

Carissimi amici, vi riproponiamo per la domenica delle Palme il commento alle letture festive pubblicato lo scorso anno pere Edizioni Messaggero Padova. Che il Signore ci conceda di camminare con Lui sulla via dell’umiltà e del dono di noi stessi per il mondo.

 

Da Messale festivo EMP

Domenica delle palme e della passione del Signore

Gesù camminava davanti a tutti

Con questa domenica inizia la «grande settimana». In questo giorno facciamo memoria dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme per compiere il suo mistero pasquale. «Gesù camminava davanti a tutti salendo a Gerusalemme». Gesù sa, conosce la sua ora, che a Gerusalemme trova il compimento, è per questo che cammina «davanti a tutti», quasi a indicare lui la via da percorrere. Un’ora che non è di gloria come apparentemente potrebbe sembrare: infatti, Gesù è accolto a Gerusalemme da una folla trionfante, che «agita rami di ulivo» e stende mantelli lungo il tragitto. Un’ora invece di glorificazione nell’umiltà, nel dono di sé totale e incondizionato, nell’offerta gradita al Padre di lui figlio.

Gesù entra su un puledro con mitezza e umiltà. Nella liturgia bizantina l’ingresso di Cristo a Gerusalemme rappresenta la sua entrata nell’anima del credente. I rami tagliati per festeggiare Gesù raffigurano le virtù con cui il cristiano lo accoglie nella propria vita, «come prendendoli dal monte degli ulivi, tagliamo i rami delle virtù dalla cima delle elemosine e prepariamoci alla venuta spirituale del Cristo fra noi celebrandolo e benedicendolo per i secoli». Dall’immagine delle palme si passa così alla realtà dei simboli di cui sono carichi, cioè la misericordia: «Insieme ai fanciulli andiamo anche noi incontro al Cristo Dio: portando la misericordia al posto delle palme, offriamola con la preghiera del cuore e acclamiamo con rami: Osanna, beneditelo per i secoli».

prima lettura   Il Signore Dio mi assiste

Cristo, come «servo di Dio», si offre vittima per gli uomini. Dio non lo abbandona e gli dona la glorificazione, gli accorda il trionfo. Cristo è il servo che dona tutto se stesso al Padre: «Fa’ attento il mio orecchio», «ho presentato il mio dorso ai flagellatori», «le mie guance, non ho sottratto la faccia». Un abbandono confidente che non lo fa restare confuso. Il suo atteggiamento di fiducia in Dio e di amore per i fratelli lo lascia in una suprema libertà di fronte a ogni prova. Egli sa che «il Signore Dio mi assiste».

seconda lettura  Ha annullato se stesso

Il Cristo salvatore ha voluto annientarsi rinunciando alle sue prerogative divine, rendendosi simile agli uomini. Ha umiliato se stesso fino alla morte. Ma questa non basterebbe a farne un salvatore. Ciò che riscatta la sua morte, ciò che la trasfigura, per lui e per noi, è l’immensa carica di amore con cui egli fa dono della sua vita per liberarci dalla violenza e dall’odio, per renderci come lui disponibili a Dio e agli altri, capaci di amore e perdonare, di avere fiducia, di credere nell’uomo e nel suo operare.

 

vangelo  Lo seguiva una gran folla di popolo e di donne

Con la narrazione degli eventi della passione e morte di Gesù si tocca il centro del Vangelo. In particolare con il racconto della passione ci si trova davanti a un testo più da contemplare che da narrare. Ci poniamo quindi di fronte al racconto in ascolto silenzioso, preghiera adorante, fede e amore. Ripercorriamo con Gesù la via dolorosa fino al Calvario, dove ci attende la morte e la morte in croce, dove ci attende la derisione, l’indifferenza, il male, che sembra avere la sua ultima parola. Il piccolo corteo, attraverso le anguste vie della città, si avvia verso il luogo del Golgota, posto appena fuori le mura di Gerusalemme. «Quale spettacolo! Grande ludibrio agli occhi degli empi, grande mistero a chi contempla con animo pio. Agli occhi degli empi è uno spettacolo terribile e umiliante, ma chi sa guardare con sentimenti di devozione, trova qui un grande sostegno per la sua fede». La croce piantata sul Golgota è il trono dove Gesù domina attraendo a sé ogni uomo. Da questo momento essa non è più segno di maledizione e di ignominia, ma lo strumento del suo trionfo: «La croce è diventata un trono», attorno al quale a destra e a sinistra sono chiamati gli uomini come primi eredi del regno, purché ripercorrano con Cristo lo stesso cammino del Maestro e abbiano sempre «Gesù in mezzo» a loro. La croce di Cristo è il simbolo della sconfitta dell’odio mediante l’amore, il simbolo della vittoria della vita sulla morte.

L’intero evento è soffuso di silenzio, di serenità e di maestà sovrana. Gesù appare sempre come il re, sicuro della proclamazione universale della sua regalità e del «mondo nuovo» che nascerà dalla croce, verso la quale tutti «guarderanno a colui che è stato trafitto».

Condividi su:   Facebook Twitter Google