Lasciar andare l’Amore. Vivere la Pasqua con Maria Maddalena (Gv 20,1-18)

Pubblicato giorno 18 Aprile 2018 - ARTICOLI DEL BLOG, Briciole di pensieri

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Anche questa notte non sono riuscita a chiudere occhio.

Non riesco ancora a credere che Lui non ci sia più, che sia morto. È stata un’esperienza terribile vederlo morire così, come l’ultimo dei malfattori, quando nella sua vita aveva solo fatto del bene.

Ho potuto sopportare tutto questo, perché c’era lei, Sua madre, che stava in piedi sotto la croce sopportando l’indicibile. La Sua fede, mi ha permesso di stare lì. Come l’ho sentita madre! Madre anche mia!

Il sabato, poi, non voleva più passare, è stato eterno; ma ora vado, non posso più attendere oltre.

Siamo in tre: io, Salome e Maria di Giacomo, abbiamo tutto l’occorrente per preparare come si deve il Suo corpo, abbiamo visto come Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo lo hanno sepolto, non c’è stato tempo per preparare degnamente il corpo per la sepoltura, le luci del sabato stavano per essere accese, hanno fatto tutto così in fretta! Ecco, sento arrivare le altre.

Ci guardiamo negli occhi, si vede che nessuna ha dormito… non occorre parlare, prendo l’iniziativa e le precedo sulla strada. È ancora buio, ma la luna nella sua fase calante non è ancora andata a riposare e ci permette di procedere senza problemi e sta per albeggiare. Salome è la prima a proferir parola: “Come faremo a spostare la pietra posta davanti al sepolcro?” Questo è davvero un bel problema. Ho sentito dire che i capi del popolo hanno fatto sorvegliare la tomba da dei soldati in questi tre giorni, speriamo di riuscire a convincerli a darci una mano.

Ormai siamo quasi arrivate. Non riesco più a trattenermi e mi metto a correre. Mi sembra di intravvedere qualcosa di strano, non ci sono le guardie e.. ma come? la tomba è già aperta! Mi precipito sul luogo entro nel sepolcro. È vuoto! Vuoto! Non è possibile! Mi volto e grido alle altre che stanno per sopraggiungere: non c’è, qualcuno lo ha portato via!

Inizio a piangere, ma subito mi balena in mente un pensiero: dobbiamo avvisare gli altri, dobbiamo avvisare i discepoli! Non lascio alle altre nemmeno il tempo di prendere fiato, che mi precipito sulla strada appena percorsa. Giungo velocemente alla casa dove sono ospitati gli apostoli, busso, nessuno risponde, riempio di pugni la porta, qualcuno mi aprirà. Qualcuno arriva e mi apre: è Giovanni. Vedo Pietro pensieroso in un angolo. Entro ed esclamo: “Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!” Vedo ridestarsi Pietro e con un balzo mi è davanti, gli ripeto: “Hanno portato via il Signore!” Si gira, fa cenno a Giovanni e ambedue si mettono a correre lungo la strada e io dietro.

Quando giungo ansimante al sepolcro loro stanno uscendo. Pietro è perplesso e silenzioso, Giovanni mi fissa con occhi luminosi e mi dice: “È tutto vero! È tutto vero! È come ci aveva annunziato: non c’è più, perché è risorto!” Non ci credo e glielo dico, esclamo: “Lo hanno portato via!” Giovanni mi vuole riportare a casa, ma glielo impedisco, voglio stare qui e cercarLo. Mi guarda con dolcezza e mi lascia fare. Se ne vanno.

Non ce la faccio più a resistere, mi accascio a terra e piango, piango.

Non so quanto tempo è passato così, poi alzo leggermente il capo verso il sepolcro e mi accorgo che è arrivato qualcuno, intravedo due persone in bianche vesti, che siano angeli? Uno è seduto dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo del mio Signore. Essi mi chiedono: “Donna, perché piangi?” e rispondo loro: “Hanno portato via il mio Signore e non so dove l’hanno posto”. Detto questo, mi volto indietro, perché ho sentito un lieve fruscio e vedo un bell’uomo in piedi che mi chiede anch’esso: “Donna, perché piangi? Chi cerchi?”. Pensando fosse il custode del giardino, gli dico: “Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove l’hai posto e io andrò a prenderlo”. L’uomo pronuncia con dolcezza il mio nome: “Maria!” e lo riconosco, è Lui! È proprio Lui! Ripiena di gioia incontenibile esclamo: “Rabbunì!”. Mi getto ai suoi piedi e glieli bacio e continuo a piangere, ma questa volta di traboccante felicità.

Sono attimi di eternità, il tempo si è come arrestato e vorrei che non scorresse più, che tutto si fermasse qui, ma sento la sua dolcissima voce virile affermare: “Non mi trattenere Maria, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: «Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro»”. A questo punto, con gli occhi fissi nei suoi, immersa in una pace indescrivibile, percepisco dentro di me che non posso trattenerlo oltre, devo lasciarlo partire; non solo, perché me lo ha chiesto Lui, ma perché lo desidero anch’io. Si sta realizzando una volontà di Dio che mi supera enormemente, sento il bisogno impellente di obbedire alla vita. È ora di lasciarlo andare. Fino a pochi momenti fa avrei voluto trattenerlo per sempre, ma ora so, perché lo sento, che l’amore mi spinge oltre, mi chiama oltre. È un “oltre” difficile da esprimere a parole, ma ha il sapore di orizzonti ampi, come un profumo che si espande portato dal vento per raggiungere e confortare chi ormai non spera più.

Maria di Màgdala andò ad annunciare ai discepoli: «Ho visto il Signore!» e ciò che le aveva detto.

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