Lettera del Min. Generale per la solennità di san Francesco 2017

Pubblicato giorno 5 Ottobre 2017 - ARTICOLI DEL BLOG

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San Francesco: Ascoltatore della Parola

Carissimi fratelli il Signore vi dia pace!

Siamo alla vigilia della festa del nostro serafico padre S. Francesco. Celebrare un genitore è un’occasione per tutta la famiglia di riunirsi a condividere gioia, sentimenti ed esperienze, oltre che per prendere consapevolezza dei propri problemi e per proiettarsi insieme verso il futuro. Come figli siamo sollecitati a chiederci quale senso abbia questa celebrazione nel momento specifico che stiamo vivendo. Nessun momento si ripete mai nella nostra vita, e anche quest’anno la festa di S. Francesco cade in un momento inedito per la nostra Fraternità: siamo incamminati verso il Consiglio Plenario dell’Ordine, che si terrà a Nairobi dal 12 al 28 giugno 2018.

Per l’evento è già stata definita la tematica di riflessione: “Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spirito dice … ai frati minori” (Ap 2,29). Il richiamo al Libro dell’Apocalisse è esplicito, e ci aiuta a cogliere davvero il messaggio speciale che lo Spirito rivolge a noi in questo momento storico, nella diversità delle nostre situazioni.

Dal 18 al 22 settembre abbiamo fatto una visita ai nostri fratelli che vivono in Turchia. Li ringraziamo per la fraterna accoglienza e per il loro impegno e testimonianza.

In tale occasione, accompagnati dal Vescovo Mons. Rubén Tierrablanca (OFM), Vicario apostolico di Istanbul, abbiamo avuto la grazia di poter visitare i siti archeologici delle città citate nel libro dell’Apocalisse e sostarvi per meditare i testi delle lettere inviate alle sette Chiese (Ap. 1,17-3,22), accogliendo più profondamente i messaggi rivolti alle comunità cristiane di allora e a noi oggi.

Un tempo e un luogo di ascolto

Visitando quei luoghi in atteggiamento di ascolto, abbiamo colto innanzitutto un processo e una metodologia di missione ed evangelizzazione che rimane fondamentale per ogni rinnovamento: Giovanni si sente solidale con le sofferenze e le persecuzioni dei suoi fratelli e trova nella comunità, riunita in preghiera nel giorno del Signore, il contesto appropriato per trasmettere il suo messaggio (cfr. Ap 1-3). Il giorno del Signore è il tempo e il luogo della condivisione fraterna, dove ansie e sofferenze trovano una risposta grazie all’ascolto della Parola e all’immersione nello Spirito.

L’incontro con il Signore risorto e l’ascolto della sua voce dà luce e forza per entrare nei problemi quotidiani e uscirne “vittoriosi” nei confronti delle forze del male. La parola del Signore è sempre un messaggio di speranza che apre alla beatitudine: “Beati coloro che ascoltano le parole di questa profezia” (Ap 1,3).

Ascoltare lo Spirito per sapere ascoltare il mondo

L’ascolto della Parola e l’immersione nello Spirito non isolano dal mondo concreto nel quale viviamo; al contrario, ci aiutano a scoprire la nostra missione nel mondo. È questo il senso dei messaggi rivolti alle Chiese che troviamo in apertura del Libro dell’Apocalisse.

La realtà mondana, rappresentata da Babilonia, è il contesto reale in cui vive la Chiesa, la quale, pur essendo per definizione la sposa fedele, nella concretezza della vita sperimenta in sé la presenza del male ed è gravata anch’essa da molti dei problemi che affliggono il mondo. Per questo motivo, prima di redarguire gli abitanti della terra per i loro mali, la Chiesa è invitata a riscoprire le energie vincenti della risurrezione di Cristo e a compiere un cammino di conversione in grado di portarla a rinnovarsi alla luce di quella verità che è chiamata ad annunciare.

Il dinamismo dell’ascolto

In ognuna delle sette lettere dell’Apocalisse possiamo cogliere degli elementi comuni; infatti, ciascuna di esse viene presentata all’inizio come messaggio proclamato dal Signore risorto ad ogni singola Chiesa: “All’Angelo della Chiesa di … scrivi: Così parla il Figlio di Dio …”, e alla fine come parola rivolta dallo Spirito a tutte le Chiese: “Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese”. Da queste costanti deduciamo che, se la parola pronunciata da Cristo è rivolta a situazioni specifiche e circoscritte, lo Spirito la rende universale e la attualizza, facendone un messaggio per tutte le Chiese. Non è però un messaggio generalizzato, o un’enunciazione di principio, bensì un annuncio attualizzato e specifico per ogni situazione.

L’ascolto genera un processo in base al quale la Parola accolta diventa realtà di vita. La prima lettera, rivolta alla Chiesa di Efeso, traccia le tappe del cammino: “ricordati – convertiti – fa” (Ap 2,5): la conversione nasce dall’ascolto della parola di Gesù, la quale, vivificata e attualizzata dallo Spirito che ne fa memoria, produce un cambiamento di vita.

Che cosa dice lo Spirito a noi Frati disseminati nelle “sette Chiese”?

La parola che il Signore risorto rivolge alle Chiese dell’Asia Minore è rilanciata dallo Spirito a noi, figli di Francesco, nella molteplicità delle situazioni che l’Ordine oggi vive nei vari continenti.

  • La parola rivolta alla Chiesa di Efeso evidenzia e riconosce notevoli pregi di questa Chiesa e, quindi, nostri: l’ortodossia e l’operosità; e allo stesso tempo ci ricorda che tutto sarebbe vano senza l’amore.
  • Quanto detto a Smirne rafforza la nostra speranza e illumina il nostro discernimento, insegnandoci a vivere la povertà come ricchezza.
  • La lettera indirizzata a Pergamo ci chiama ad aprirci alla forza purificatrice della Parola, che è in grado di farci superare situazioni difficili, sia nei rapporti con il mondo esterno, sia nella nostra vita fraterna.
  • Ciò che è scritto alla Chiesa di Tiatira ci aiuta a riconoscere il cammino che stiamo tentando di fare e, contemporaneamente, ci invita a operare un chiaro discernimento per eliminare dal nostro interno fattori o principi devianti.
  • Quanto detto a Sardi ci rivela che la situazione più negativa nella comunità è la mancanza di vita interiore, pur nella vivacità delle opere. Questo giudizio negativo è però seguito da un incoraggiamento: il cambiamento è sempre possibile e può partire dalla vitalità e dal dinamismo, presenti in quella Chiesa allora e nel nostro Ordine oggi.
  • La lettera a Filadelfia ci offre uno sguardo di consapevolezza sulla nostra debolezza unitamente all’incoraggiamento alla perseveranza, e ci ricorda che la fedeltà alla sua parola assicurerà riconoscimento e successo alla nostra testimonianza.
  • Quanto riferito alla comunità di Laodicea ci ricorda che l’atteggiamento più negativo è il senso di autosufficienza: esso soffoca ogni desiderio di cambiamento e di progresso, in quanto ci nasconde la gravità di certe situazioni stagnanti, nelle quali né il ragionamento, né la forza dell’autorità o della minaccia possono sperare in un risultato positivo. Infatti, solo il calore dell’amore può instaurare un rapporto cordiale di amicizia e di convivialità. Il Signore non è un violento che sfonda le nostre porte: Egli bussa e attende che la porta si apra al riconoscimento della sua voce. Questa è la strategia dell’amore che, per ottenere il risultato sperato, attende e chiede di essere liberamente accolto.

Le parole rivolte alle sette Chiese dell’Apocalisse, dunque, possono risuonare ancora vive e attuali per noi e per le nostre Fraternità.

L’ascolto obbediente della voce dello Spirito

Cari Fratelli, anche noi come Giovanni abbiamo bisogno di vivere il nostro giorno del Signore, per ascoltare la parola del Signore risorto e immergerci nello Spirito. Come le comunità dell’Apocalisse, abbiamo bisogno di ritrovare noi stessi, la nostra identità umana e spirituale, per poi poter andare nel mondo, inserendoci in esso, per rendere testimonianza della novità di vita instaurata dalla risurrezione del Signore. Questa missione, però, può iniziare solo intraprendendo un cammino di conversione, ossia purificando la nostra vita e le nostre Fraternità da quei fermenti negativi che dal mondo si sono insinuati nel nostro modo di vivere.

La voce dello Spirito ricorda alle sette Chiese e a noi che il Signore morto e risorto conosce tanto le nostre debolezze quanto i nostri punti di forza e ci invita a fare sempre memoria di quanto Egli ha operato e continua a operare in noi e nella nostra storia.

La voce dello Spirito ci insegna a non lasciarci mai imprigionare da un’adesione incondizionata al passato, per quanto glorioso esso possa essere, bensì a godere e a sfruttare il rinnovamento costante ed efficace che lo Spirito stesso produce, rendendo l’unica parola del Signore risorto sempre nuova, vitale e appropriata alle diverse situazioni in cui ci possiamo venire a trovare.

Pertanto, non stanchiamoci mai di imparare con desiderio e di accogliere con gratitudine il sempre rinnovato dinamismo che sgorga dall’ascolto intenso e appassionato della parola di Dio. Non abbiamo paura di diventare ascoltatori sempre più esperti e maturi. Coltiviamo un costante atteggiamento di ascolto vivo e dinamico, che solo ci permette di liberarci della vanità di tante parole scritte o sentite e ci impregna dell’unica vera Parola, rivelazione dei sentimenti e della volontà di Dio, incarnatasi in Gesù Cristo.

La nostra vita reclama spazi e tempi dedicati esclusivamente a questo ascolto vivo e dinamico, che dai sensi passa alla mente, per penetrare nel cuore e diventare amore operante.

Prima di ricercare indicazioni operative, dobbiamo recuperare la logica di questo dinamismo che fra l’ascolto e l’azione trova i principi di discernimento nell’uomo interiore, costruito dallo Spirito (cfr. Ef 3,16; 2Cor 4,16ss).

Francesco ascoltatore della Parola

Francesco fu un “ascoltatore attento e dinamico” della parola di Dio. Il discernimento vocazionale per lui e i suoi primi compagni si è realizzato alla luce del Vangelo, che per lui diventa “vita”: “La sua aspirazione più alta … era di osservare perfettamente e sempre il santo Vangelo e di seguire fedelmente … l’insegnamento del Signore nostro Gesù Cristo e di imitarne le orme” (1Cel 84).

Per Francesco la lettura della Parola è efficace perché guidata dallo Spirito, il quale attraverso la Parola continua nel fedele, come in Maria e nella Chiesa, l’opera dell’Incarnazione, (cfr. Am 7; Lfed 48-56).

Come Fraternità unita noi possiamo ricercare insieme sentieri e strumenti di rinnovamento, ricordandoci sempre che la vera conversione nasce solo dall’azione dello Spirito Santo operante nei nostri cuori.

Con il nostro fratello e padre Francesco, invochiamo dunque l’onnipotente, eterno, giusto e misericordioso Iddio:

concedi a noi miseri

di fare, per la forza del tuo amore,

ciò che sappiamo che Tu vuoi,

e di volere sempre ciò che a Te piace,

affinché, interiormente purificati,

interiormente illuminati

e accesi dal fuoco dello Spirito Santo,

possiamo seguire le orme del tuo Figlio diletto,

il Signore nostro Gesù Cristo,

e, con l’aiuto della tua sola grazia,

giungere a Te, o Altissimo,

che nella Trinità perfetta

e nella Unità semplice

vivi e regni glorioso,

Dio onnipotente per tutti i secoli dei secoli.

Amen.

(LOrd VII, 50-52)

La festa del Padre S. Francesco sia l’occasione che ci apre a un ascolto vivo e operante di ciò che lo Spirito dice a ciascuno di noi e a tutte le nostre Fraternità.

Augurandovi tutto il bene nella festa del Serafico Padre, vi chiediamo di unirvi con noi come comunità orante per il cammino di preparazione e il buon esito del Consiglio Plenario dell’Ordine.

Ci sostenga in questo cammino anche la feconda memoria e la felice celebrazione degli 800 anni della presenza francescana in Terra Santa, e ci rassicuri quanto al fatto che il Signore Gesù è con noi ogni giorno, fino alla fine dei tempi.

Roma, 2 Ottobre 2017
Memoria dei Santi Angeli Custodi

I vostri fratelli:
Fr. Michael Anthony Perry, ofm (Min. gen.)
Fr. Julio César Bunader, ofm (Vic. gen.)
Fr. Jürgen Neitzert, ofm (Def. gen.)
Fr. Caoimhín Ó Laoide, ofm (Def. gen.)
Fr. Ignacio Ceja Jiménez, ofm (Def. gen.)
Fr. Nicodème Kibuzehose, ofm (Def. gen.)
Fr. Lino Gregorio Redoblado, ofm (Def. gen.)
Fr. Ivan Sesar, ofm (Def. gen.)
Fr. Valmir Ramos, ofm (Def. gen.)
Fr. Antonio Scabio, ofm (Def. gen.)
Fr. Giovanni Rinaldi, ofm (Seg. gen.)

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