dal sito Rigantur mentes
Cum Rex ille fortissimus,
mortis confractis viribus,
pede conculcans tartara,
solvit catena miseris.
Dall’inno delle lodi di Pasqua
Chiusi dentro
I fallimenti della vita, le delusioni, il rancore piano piano chiudono le porte del nostro cuore. Congeliamo i nostri sentimenti per non soffrire più. Avremmo preferito che le cose fossero andate diversamente. Persino Dio non risponde sempre alle nostre aspettative. E allora rinunciamo a vivere. Ci chiudiamo dentro come in un sepolcro. Ci mettiamo una pietra sopra e non vogliamo più saperne. Ma il Signore non si rassegna davanti ai nostri sepolcri e continua a spingere affinché quella pietra sia rimossa.
Come un sepolcro
Anche i discepoli sono delusi e rassegnati. La paura li ha bloccati, non riescono più a uscire dal loro dolore. Il sepolcro di Gesù è ormai aperto, ma loro non possono vederlo, perché il Cenacolo è chiuso. Il Cenacolo, il luogo della consegna di Gesù ai suoi amici, è diventato paradossalmente il negativo del sepolcro: questo è ormai aperto, mentre il cenacolo è chiuso. È come se, nonostante Gesù continuasse a rotolare le nostre pietre sepolcrali, noi continuassimo a cercare una tomba in cui restare chiusi dentro. E alcuni continuano a vivere così, trasformando la loro esistenza in un mausoleo in cui ritirarsi a piangere. CONTINUA A LEGGERE