Nel cuore della Chiesa io sarò l’amore – testimonianza vocazionale di Francesca

Pubblicato giorno 19 Giugno 2020 - ARTICOLI DEL BLOG, Testimonianze vocazionali, Vocazioni

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Mi chiamo Francesca, ho 27 anni e sono in monastero, come postulante, dallo scorso settembre (2019) quando, dopo un anno di aspirandato ed un cammino di discernimento vocazionale durato qualche stagione, ho detto il mio primo “sì” al Signore con il desiderio di conoscere più a fondo la vita di sorella povera e allo stesso tempo verificare questa Sua chiamata a seguirLo nella sequela. Con l’entrata in monastero la vita certo non è cambiata, è sempre la stessa di prima; è cambiato il contenuto, l’essenza è rimasta tale quale; una vita, quella fuori, semplice ma altrettanto frenetica ed impegnata, spaziando dalla serie b di calcio alle tante attività della pastorale giovanile diocesana. Amante dello sport in generale, della fotografia e dei viaggi intercontinentali…un quarto di secolo segnato dunque da questi aspetti che mi hanno fatto amare il mondo e la vita.
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E dentro la quotidianità, dal 2011 in poi, la fede ha trovato il suo posto (più o meno ampio) non venendo mai a mancare. Quell’anno è stato per me una sorta di spartiacque in campo spirituale, un anno di grazia che mi ha fatto cominciare un cammino più personale e profondo di relazione con il Signore. La decisione di iscrivermi alla GMG di Madrid, per curiosità e per l’attrazione per la capitale spagnola più che per l’evento ecclesiale in sé, mi fece partecipare a molti incontri di preparazione in cui già scorgevo dei tratti belli di una Chiesa giovane, e soprattutto…per giovani!
E galeotta fu la GMG! Un’esperienza che mi toccò nel profondo facendomi conoscere e vivere una Chiesa in festa con e per i giovani. Ancora porto in cuore (e come dimenticarlo?!) il momento dell’adorazione eucaristica alla veglia assieme a papa Benedetto XVI: lì, per la prima volta, il Signore fece visita nel mio cuore, nel silenzio pieno di 2milioni di giovani attirati da Gesù-Pane, facendomi sentire travolta da tanto amore, da una carezza silenziosa che mi fece gustare quel silenzio come presenza viva del Signore in mezzo a noi. Assieme all’esperienza di Madrid, anche le altre giornate mondiali dei giovani (Rio de Janeiro, Cracovia e Panamà city) sono state dei crocevia importanti e significativi che hanno segnato e dato forma al mio cammino spirituale e di ricerca di senso. Dopo aver vissuto una Chiesa in festa ho avuto modo di vivere una Chiesa missionaria, in uscita, una Chiesa orante, una Chiesa Sposa che sa essere comunione fra i diversi popoli del mondo, tenendo lo sguardo fisso a Cristo Sposo. Dentro queste esperienze il Signore si è fatto spazio piano piano, si è fatto presente come compagno di cammino nella mia vita come quell’unica forma dell’amore che sa colmare vuoti, sanare ferite, illuminare il quotidiano, dare pieno sapore alla vita. Un amore che ha travolto e stravolto la mia semplice e piccola vita, facendo nascere in me una sete di tale sentimento per vivere in pienezza questo pellegrinaggio terreno, sulle orme di Lui. Conobbi questo monastero direi quasi per caso: una proposta pastorale mi portò qui per la prima volta, conobbi una realtà fino ad allora per me sconosciuta. Mi colpì la grata, il silenzio di questo luogo, la delicatezza della preghiera…il sorriso delle monache! Alcuni anni dopo caso volle che tornai ad ascoltare un’altra testimonianza di alcune sorelle. Ricordo bene quel pomeriggio… “erano circa le quattro del pomeriggio”…con la loro storia e la loro freschezza e vitalità sono riuscite a lasciare un segno nel cuore di noi giovani. E’ anche grazie a loro che il Signore fece visita nuovamente nel mio cuore, facendomi vivere in quel momento un’emozione mai sentita prima…un sussulto nel grembo, un senso di gioia piena, una ricarica di vita! Quel pomeriggio di quell’8 dicembre fu per me un ulteriore segno del Signore, che mi chiedeva di prendere in mano la mia vita e ad interrogarmi su quale poteva essere la mia vocazione. Cominciare quindi a dargli un nome… il discernimento mi condusse ad un bivio: clausura o missione?? Decisamente una scelta tutt’altro che semplice, tanto che i dubbi, le resistenze nel sentirmi attrarre più da una vita contemplativa piuttosto che una vita attiva a servizio degli ultimi prevalevano sulla forte spinta che sentivo nel profondo, spinta a dir di sì a Lui, come unica via da seguire. Accorse in mio aiuto s. Teresa di Lisieux (monaca carmelitana nonché patrona delle missioni!!!) che con i suoi scritti (“Storia di un’anima”) illuminò gran parte dei miei interrogativi a riguardo; “ho scoperto la mia vocazione…nel cuore della Chiesa io sarò l’amore.” Non potendo abbracciare fisicamente tutti i paesi e le popolazioni bisognose ed essere a loro servizio “sporcandosi le mani”…quale altro modo se non la preghiera, quale altro modo di abbracciare il mondo, se non vivendo una vita a tu per tu con il Signore e farmi vicina a tutti così? Iniziai a mettere a fuoco questa via che mi portava dritta qui, al monastero delle clarisse, per vivere in totalità e pienezza la via evangelica delle beatitudini, nella forma della vita contemplativa, via segnata da Francesco e Chiara, due che del Vangelo si sono rivestiti integralmente e hanno nutrito tanti figli e figlie spirituali, insegnando la via della povertà come strada che conduce a Cristo. Eccomi qui allora, in questi primi mesi di cammino, a dire i miei piccoli sì quotidiani al Signore per fare della mia vita una dimora per Lui che desidera abitare il nostro cuore per renderci sempre più Sue, per renderci sempre più figlie, e figlie amate. Guardando a Maria, Madre Sua e Madre nostra, faccio di lei il mio esempio di fedeltà alla Sua chiamata e con lei dico il mio “Eccomi” per fare della mia piccola e fragile umanità un canto di lode al Padre che mai si stanca di chiamare a Sé i suoi figli.
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