Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. In memoria dei martiri di Tibhirine– 5° e ultima parte

Pubblicato giorno 20 Settembre 2017 - ARTICOLI DEL BLOG, Vita consacrata e monastica

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  1. FORMARE AL DONO DI SE’

 

Come in ogni altra tappa del cammino di crescita della persona, anche nel cammino verso la libertà del dono di sé sono necessarie mediazioni che consentano l’apprendimento autentico degli atteggiamenti: sono necessari modelli nei quali risplendano, con tutta la loro forza attrattiva, i valori evangelici, e sono necessarie mediazioni di accompagnamento che favoriscano la crescita nella libertà, nella maturità umana e cristiana, nell’assunzione di responsabilità e nelle scelte personali alla luce dei valori evangelici. Il primo modello mi pare possa essere costituito in modo particolare dai martiri: in essi si rivela un’obbedienza alla realtà che è piena di speranza, aperta al futuro, perché incondizionata, totale.

E’ una obbedienza a Gesù Cristo, Parola di Dio sull’uomo; obbedienza che non fugge le leggi della vita, né le leggi del dolore e della morte, in quanto radicata nel mistero pasquale di Gesù: “Il mio corpo è per la terra/ ma, per favore: nessuna barriera/ fra lei e me/ […] Il mio volto:/ rimanga nudo/ per non impedire il bacio/ E lo sguardo,/ lasciatelo VEDERE”[1]. La capacità di assumere la realtà fisica (il corpo, compreso in tutto il suo valore) e quella temporale (la storia personale e quella del contesto umano nel quale si è inseriti) è ricca di spunti pedagogici anche per una giovane chiamata alla vita claustrale che è “un modo particolare di donare il corpo”, come ricorda il papa (VC, n. 59; cfr. Verbi Sponsa n. 3). La maturità umana e affettiva, data dalla capacità di assumere il passato nell’oggi e di aprirsi al futuro, non è trascurabile nella formazione. Da essa dipende infatti la capacità sempre più piena di tendere – e attendere – oltre l’immediato, con tutta la forza del desiderio rischiarato dalla fede.

E’ innegabile che per donare la vita occorre prima possederla: per questo è necessario che il cammino formativo aiuti la giovane, che chiede di abbracciare la Forma Vitae clariana, ad avere in mano la propria vita, cioè a conoscersi, non solo in quegli aspetti di sé che ritiene di avere, ma anche in quelli meno immediatamente evidenti. Essi emergono in scelte ed atteggiamenti guidati da una mappa non intenzionalmente voluta dalla persona, e contribuiscono a far sì che ella si dia ideali irrealistici vivendo, su di sé e sugli altri (anche sulla vocazione) aspettative irrealistiche. Compito della formatrice è quello di aiutare la giovane a leggere più in profondità le motivazioni che reggono – anche inconsciamente – la sua scelta vocazionale, per evidenziare in essa aree di vita ancora non evangelizzate, progettate in modo autocentrato, nelle quali si manifesta un’identità debole perché ancorata a beni che non sono adeguati al mistero della persona. Per definizione, infatti, “identità” rimanda al senso di unità e continuità interiore, che non muta secondo il variare delle circostanze e del tempo, unito però alla capacità di trascendersi, con scelte concrete, verso un sistema di valori che siano realistici.

Portare la luce del vangelo su quei dinamismi psichici (bisogni, atteggiamenti, inconsistenze, difese, emozioni, intenzioni, ecc.) che costituiscono il progetto alternativo del ‘salvare la vita’, è momento prezioso della formazione perché favorisce il nascere della preghiera e l’incontro senza maschere, senza veli, con Dio. La formazione non è, allora, prima di tutto opera della formatrice ma dello Spirito che, nelle profondità della giovane, fa nascere il grido della fede, e in quegli abissi l’attende per orientarla, nella totalità di cuore (tutto il mondo affettivo), mente (le capacità intellettive), volontà (la capacità di desiderare), al progetto del Padre. E’ a questo punto che la persona può sperimentare il nascere di una stima di sé realistica, perché nelle proprie profondità scopre il luogo dell’Alleanza con Dio. Accanto all’apprezzamento per ciò che è, la giovane impara ad integrare il proprio negativo, ad assumere la propria storia, il proprio passato, e ad orientarsi, nella concretezza della propria umanità (quindi con tutto il proprio potenziale affettivo), verso il bene che Dio le propone. E’ importante formare a scelte quotidiane “totali” con la consapevolezza che, tanto spesso, valori autotrascendenti e valori naturali si congiungono (ed è proprio questo l’orizzonte valoriale della II dimensione), con le loro logiche, naturalmente opposte, di “bene per me” e di “bene in sé”.

Un luogo privilegiato dove questa tensione dialettica emerge è quello delle relazioni fraterne: qui punti deboli e limiti personali si incontrano e si scontrano. La giovane ne fa subito esperienza, sperimentando al tempo spesso che non si può perdonare agli altri se prima non si perdona se stessi. E’ un’occasione per affrontare la verità di ciò che abita il proprio cuore, i sentimenti di ostilità, le attese, il peso del peccato, e che porta al perdono per la via del pentimento[2]. E’ importante educare all’amore di Dio incontrato nel perdono accolto, e all’amore del prossimo, incontrato nel perdono donato e ricevuto, perché la fraternità non si riduca a specchio narcisista delle proprie uguaglianze: a Dio piace “ristabilire la somiglianza, giocando con le differenze”[3]! La via maestra del perdono può fare della comunità il luogo pedagogico per eccellenza, luogo della conversione e della crescita nei valori, sottraendo la giovane al rischio di cercare il proprio autoperfezionamento perché, “se si cerca la propria pace, non ci si arriverà mai, perché la pace è frutto dell’amore e dunque del servizio agli altri”[4].

La formatrice ha un compito ben preciso: aiutare la giovane a rimanere aperta a un progetto di auto-trascendenza e non a uno di auto-realizzazione. La formazione, infatti, non punta al superamento di tutti i condizionamenti che in vario modo ci determinano, ma ad accrescere la libertà effettiva attraverso la quale la persona si rende disponibile all’azione della grazia.

I martiri col loro paziente cammino sulla via del dono di sé, possono fungere da modello di internalizzazione dei valori perché non si sono sottratti alla quotidiana lotta per vivere il comandamento dell’amore e hanno svelato, contemporaneamente, il ‘provvidenziale’ ruolo delle dinamiche della II dimensione: favorire l’offerta di sé a Dio, nell’umiltà e nella verità, quale via per la consegna incondizionata al suo disegno. Potrà così realizzarsi l’auspicio espresso dai vescovi italiani e affidato all’Apostolato della Preghiera per il mese di novembre 2000 che “la memoria dei martiri ravvivi il desiderio di santità e ispiri nuovi cammini di crescita nella vita secondo lo Spirito”.

BIBLIOGRAFIA

La Nuova Europa, Rivista internazionale di cultura, La Casa di Matriona, n. 4, 2000

AAVV (a cura di), Il messaggio della salvezza, vol. II, parte II, Elle Di Ci, 1966

Scalfi, I testimoni dell’Agnello, Martiri per le fede in URSS, La Casa di Matriona, 2000

Louf, Sotto la guida dello Spirito, Qiqajon, Comunità di Bose, 1990

M. Rulla, Antropologia della Vocazione Cristiana, vol. I, EDB, 1997

Maggioni, Il fondamento evangelico della Vita Consacrata, in Vita Consacrata, Un dono del Signore alla sua Chiesa, Elle Di Ci, 1993

Maggioni, Uomo e società nella Bibbia, Jaka Book, 1991

M. Martini, L’amico importuno, Lettere, discorsi e interventi 1997, EDB Centro Ambrosiano, 1998

Olivera OCSO (a cura di), Martiri in Algeria, La vicenda dei sette monaci trappisti, Ancora, 1997

Comunità di Bose (a cura di), Più forti dell’odio, Gli scritti dei monaci trappisti uccisi in Algeria, Piemme, 1997

AAVV, Dizionario Teologico Enciclopedico, Piemme, 1993 (voce martirio)

De Fiores e T. Goffi (a cura di), Nuovo Dizionario di Spiritualità, Ed. Paoline, 1982 (voce martirio)

Leon-Dufour, Dizionario di Teologia Biblica, Marietti, 1984 (voce martirio)

Cencini, Vita consacrata, Itinerario formativo lungo la via di Emmaus, Ed. San Paolo, 1994

Cencini A. Manenti, Psicologia e Formazione, Strutture e dinamismi, EDB, 2000

Giovanni Paolo II, Mulieris Dignitatem

Giovanni Paolo II, Vita Consacrata

Giovanni Paolo II, Omelia per la veglia della XV Giornata Mondiale della Gioventù, Osservatore Romano, 21-22 agosto 2000

CIVCSVA, Verbi Sponsa

Mov. Francescano Italiano, Fonti Francescane, Ed. Messaggero Padova, 1980

Inoltre:

Comunità Monastica di Bose (a cura di), Letture dei giorni, Piemme, 1994

per i seguenti autori:

Vanier, La comunità luogo del perdono e della festa, Jaka Book, 1979

Studzinski, Ricorda e perdona. Dimensioni psicologiche del perdono, in Concilium n. 2, 1986

Ratzinger, Il cammino pasquale, Ancora, 1985

Schememann, Il mondo come sacramento, Queriniana, 1969

 

[1] Comunità di Bose, op. cit., (testamento di Fr. Christophe Lebreton), p. 180

[2] Cfr. A. Schememann, in Comunità di Bose, Letture dei giorni, op. cit., p. 615-616

[3] B. Olivera, op. cit., p. 8 (testamento di fr. Christian de Chergé)

[4] J. Vanier, in Comunità di Bose, Letture dei giorni, op. cit., p. 666

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