No, tu no! il sottile piacere di escludere – Omelia di p. Gaetano Piccolo SI per la XX domenica anno A

Pubblicato giorno 14 Agosto 2020 - ARTICOLI DEL BLOG, Omelie di p. Gaetano Piccolo SJ

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“Se non abbiamo ancora l’umiltà, impariamola; se invece l’abbiamo già, non perdiamola. Se non l’abbiamo ancora, cerchiamo d’averla, per essere innestati; se l’abbiamo già, manteniamola per non essere tagliati via”,

Agostino, Discorso 77, 10.15

Sentirsi esclusi

Sentirsi esclusi fa male. E probabilmente quando da grandi continuiamo ad accorgerci che non sempre siamo voluti e apprezzati, ci ricordiamo di quando, da bambini, tante volte siamo stati esclusi, evitati, non considerati. E la storia si ripete: ce ne accorgiamo quando visitiamo luoghi in cui ci sentiamo estranei, quando gli altri ci guardano con sospetto, ma ancor più ce ne accorgiamo nei luoghi di lavoro, nelle comunità, quando ci troviamo davanti a lobbies e a gruppi di potere di cui non facciamo parte. I gruppi di potere servono per escludere e, se non apparteniamo ad essi, spesso ne facciamo le spese. Gruppi di potere che servono a tutelare gli interessi di chi ne fa parte si ritrovano non solo nella vita pubblica, ma talvolta persino in contesti religiosi.

 

Solo per noi o per tutti?

Questa tendenza a formare un gruppo in modo da tutelarne i membri deve essere stata presente anche tra i discepoli di Gesù e poi all’interno della prima comunità cristiana, che in questa pagina del Vangelo di Matteo continua a confrontasi con queste dinamiche. I discepoli di Gesù certamente si portano nella mente quel messaggio che attraversava i testi ebraici e che invitava a salvaguardare la salvezza d’Israele di fronte a tutti gli altri popoli. Israele è il popolo scelto da Dio per realizzare il suo disegno di salvezza, ma si trattava solo di un punto di partenza o anche di un punto d’arrivo? Soprattutto nel Vangelo di Matteo, Gesù spinge i discepoli a mettersi davanti a questo interrogativo. Ne va dell’identità del gruppo: dobbiamo chiuderci, precisando i criteri di appartenenza e tutelando prima di tutto i nostri diritti, o dobbiamo aprirci a chiunque voglia cercare la volontà di Dio anche se non la pensa esattamente come noi? La tentazione sottile di questa dinamica è che molto spesso i gruppi, che sono sempre gruppi di potere, vengono costituiti apparentemente a fin di bene.

 

Non sempre è chiaro

Per mettere alla prova il pensiero dei discepoli, Gesù costruisce ancora una volta una pedagogia, un cammino educativo: li porta ai confini, laddove le cose non sono sempre chiare in maniera netta. Li porta alle periferie dove bisogna confrontarsi con le sfumature. Davanti a situazioni più ambigue è difficile stabilire criteri precisi per accogliere o escludere. Gesù mette i discepoli davanti alla sofferenza umana, laddove l’appartenenza religiosa sembra passare in secondo piano: una madre che soffre per sua figlia può essere amata dal Signore come coloro che per altre vie sono stati chiamati alla salvezza?

 

Questa donna appartiene al popolo dei cananei, acerrimi nemici di Israele. Discendono da Canaan, nipote di Noè e figlio di Cam. Canaan fu maledetto per aver peccato contro suo padre e contro Noè. I cananei abitavano la terra che Dio aveva promesso a Israele. Si trattava di un popolo feroce e forte, di cui gli israeliti avevano molta paura. Solo grazie all’aiuto di Dio, Israele riuscì a strappare quel territorio ai cananei, i quali conservarono nel paese alcune roccaforti. Possiamo quindi ben comprendere la perplessità dei discepoli davanti alla richiesta di questa donna: si può aiutare chi non fa parte del nostro gruppo? Si può dare credito a chi è legato ai nostri nemici? Perché non approfittare di questa occasione per sottolineare le differenze?

 

Il silenzio di Dio

Al di là di questi interrogativi, resta però il fatto che Gesù e i discepoli si trovano davanti alla sofferenza di una mamma. E nel mondo, come era solito dire un anziano padre gesuita, c’è più sofferenza che peccato! Davanti alla malattia della figlia, questa donna vede forse anche il suo futuro incerto: quella figlia incarna la sua malattia e la paura davanti a un avvenire malato. Eppure, davanti a questa sofferenza, Dio tace. Gesù non risponde. Resta in silenzio. Ma non sempre il silenzio di Dio è quel che sembra. In quell’attimo di sospensione, mentre la scena sembra fissata in un istante lunghissimo in cui nessuno parla, c’è una possibilità di conversione. È il tempo per interrogarsi. È il tempo in cui i discepoli possono chiedersi se sia giusto quello che hanno pensato fino ad allora. Le convinzioni personali sono messe alla prova: va bene quello che stiamo facendo? È la domanda che dovrebbero farsi tutti coloro che, sotto apparenza di bene, hanno escluso gli altri, tutti coloro che hanno condannato quelli che avevano un modo diverso di pensare. Spesso escludiamo semplicemente quelli che mettono in pericolo il nostro potere e i nostri privilegi.

 

Ma quella pausa di silenzio è anche per la donna cananea: è il momento in cui può far emergere il suo vero desiderio, può riconoscersi come una donna credente e può consegnare a Dio sua figlia, il suo futuro. Questa donna è stata integrata da Dio nel gruppo dei discepoli, laddove gli uomini avrebbero voluto escluderla.

 

Conversione

Gesù accompagna i discepoli nella difficile conversione del loro pensiero: prima esplicita quello che stanno pensando (“Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele”), poi converte quel pensiero (“Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri”).

Il bene nasce infatti da una conversione autentica, non dal tentativo maldestro di togliersi dall’imbarazzo: i discepoli vorrebbero esaudire la richiesta di quella donna solo per non sentirla più. Gesù vuole cambiare le cose in maniera vera e radicale, non solo in apparenza.

Se dunque anche noi ci stiamo accorgendo di aver escluso qualcuno o che i nostri comportamenti tendono a escludere gli altri, probabilmente siamo lontani dalla logica di Dio.

Leggersi dentro

– Cosa provi quando ti senti escluso?

– Tendi anche tu a legarti a gruppi di potere per tutelare i tuoi interessi?

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