Novena di santa Chiara 2022 – 3 agosto, Un cammino sapienziale

Pubblicato giorno 3 Agosto 2022 - ARTICOLI DEL BLOG, Novene, S. Chiara d'Assisi

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3 agosto – Cammino sapienziale

Lasciandoci guidare dalla Terza lettera ad Agnese, ci inoltriamo in un cammino sapienziale in cui s’impara l’arte del vivere alla scuo¬la della sapienza, che ha il volto del Crocifisso.

1. La ricerca del tesoro
Chiara gioisce nel vedere nella sorella lon¬tana un modo di procedere che lei stessa spe¬rimenta: Ti vedo trionfare in modo terribile e sorprendente, sostenuta come da una mirabile prerogativa della sapienza che procede dalla bocca stessa di Dio, sulle astuzie dello scaltro nemico, sulla superbia che è rovina del genere umano e sulla vanità che rende fatui i cuori degli uomini, e ti vedo abbracciare con l’umiltà, la forza della fede e le braccia della povertà il tesoro incomparabile nascosto nel campo del mondo e dei cuori umani, con cui si compra colui che dal nulla fece tutte le cose (3LAg 6-7: FF 2885).
La pianticella ha uno sguardo sereno e po¬sitivo sulla vita e sulla nostra possibilità di rispondere al dono del Padre, non si nasconde però l’evidenza della lotta caratteristica del nostro viaggio terreno. In questo combatti¬mento le forze a sostegno nel bene sono più potenti del male che c’insidia. Nei passi con¬creti da compiere la guida viene infatti dalla sapienza che procede dalla bocca stessa di Dio (Prov 4,5 e ss.), la Sapienza che è venuta ad abitare nella nostra carne, alla quale Chiara si riferisce ricordando un’antifona delle ferie maggiori che preparano al Natale. Non ha presente però soltanto il momento dell’incarnazione: dal testo di questa lettera e soprattutto dalla quarta, apprendiamo come per lei la Sapienza crocifissa è il luogo in cui impara a vincere le astuzie dello scaltro nemi¬co, e le sante Sorelle Povere dei secoli succes¬sivi hanno camminato nella stessa linea. Chi segue le vie della Sapienza, trova in lei il tesoro nascosto nelle profondità stesse del cuore e nel campo del mondo, perché non si tratta di cer¬care qualcosa che si pone al di fuori della realtà, ma di viverla sapientemente. Tale tesoro s’abbraccia con l’umiltà, la forza della fede e le braccia della povertà. È chiaro che non si tratta di una cosa o di una virtù, perché la Sapienza è Cristo povero: sono infatti le brac¬cia della povertà a stringerlo, cioè braccia che non sono appesantite da legami o pesi, trovan¬do in Dio l’unico bene, nella consapevolezza che non appartengono a noi se non i vizi e i peccati (Rnb 17,7: FF 48), espressione concreta dell’umiltà. In questo cammino la forza viene dalla fede, intesa come adesione quotidiana a Dio e al suo disegno, di cui Chiara parla pochissimo perché è il tessuto stesso della sua vita.

2. Ostacoli sulla via
Superbia. Su questa via gli ostacoli non vengono soltanto dall’astuto nemico, ma occorre combattere soprattutto le tendenze che ci portiamo dentro, sintetizzate dalla madre santa Chiara nella superbia, che ci spinge continua¬mente a mettere noi stesse al centro; a non riconoscere la nostra debolezza di creature e ad abbatterci quando non possiamo negarla; a condurre persino la vita spirituale ascoltando il nostro personale desiderio di santità invece della voce dello Spirito.

Vanità. Non si tratta di ciò che è frivolo, ma dell’inconsistenza di tutte le cose terrene, che sono come un soffio: Vanità delle vanità e tutto è vanità (Qo,1,1). Ci troviamo perciò di fronte alla tentazione di porre la nostra sicurezza in ciò che non è Dio, di attribuire grande valore a quanto non ne ha alcuno se guardato al di fuori di lui, e che rende fatuo il cuore, privo di consistenza.

Mestizia. Invitando Agnese alla gioia, Chiara aggiunge: e non ti avvolga alcuna ombra di mestizia (3LAg 11: FF 1887). La me¬stizia è quel piangersi addosso che non sa riconoscere i doni di Dio. È come un’ombra che avvolge il cuore rendendolo incapace di godere del bene che Dio compie, e si riflette sul volto rendendolo triste. È tutt’altra cosa dal dolore e dalla prova: è una conseguenza del non essere contente del dono particolare che costituisce la nostra persona nella sua unicità, nella sua bellezza e nel suo limite.

Cecità. Ancora la madre esorta la sorella lontana, affinché lasci da parte tutte quelle cose che in questo mondo fallace e inquieto tendono lacci a coloro che ciecamente le amano (3LAg 15: FF 2889). È cieco chi non vede la bellezza risplendente sul volto del Crocifisso povero e s’attacca alle cose di questo mondo che non cessano di esercitare il loro fascino, insinuandosi anche nel cammino spirituale in una ricerca di sicurezze e di appoggi, e sono capaci di allontanare dalla nudità della fede.

Colpa, ignoranza. Nel Testamento, con una calda esortazione, la madre si esprime con un noi, che la rende una sola voce con le sorelle che la circondano: Se siamo entrate nella via del Signore, vigliamo dunque di non allontanarci mai in nessun modo da essa, per nostra colpa o ignoranza, per non recare offesa a così grande Signore, alla Vergine sua madre, al padre nostro beato Francesco, alla Chiesa trionfante ed anche militante. Sta scritto, infatti: Maledetti quel¬li che si allontanano dai tuoi comandamenti (Sal 118,21; TestsC 74: FF 2851).
La via del Signore è dono grande che ci è stato affidato, ma corriamo sempre il rischio di allontanarci in qualche modo da essa per seguire le nostre strade. Non occorre per questo lasciare il monastero: pur rimanendoci, possiamo allontanarci dai comandamenti di Dio, che per Chiara si riassumono nella sequela di Cristo povero, in un amore senza riserve come il suo. A questo punto, dalla sua bocca esce il riferimento al salmo 118, tante volte pregato, che suona nel modo più terribile: la maledizione per chi non vive la Parola. Per la madre santa Chiara non è grave soltanto la colpa, in cui è evidente la responsabilità personale, ma anche l’ignoranza, perché siamo tenute a crescere nella conoscenza della via abbracciata, per ali¬mentare e attuare la nostra risposta in modo sempre più profondo. Occorre perciò tenere presente che l’ingratitudine per il dono di Dio non è grave soltanto di fronte a lui, ma reca danno a tutta la Chiesa di cui siamo membra. Il dono affidato a ciascuna personalmente e all’intera sororità, nessun altro lo farà fruttifi¬care se verremo meno sulla via.

3. Via stretta
Secondo la parola del Vangelo, Chiara ci ricorda che la via sulla quale ci siamo incam¬minate è stretta, segue infatti i passi di Cristo che conducono alla croce: Avete gettato via le vasti, cioè le ricchezze temporali, per essere in grado di non soccombere neppure di un punto all’avversario nella lotta e poter entrare per la via stretta e la porta angusta al regno dei cieli (1LAg 29: FF 2867); e poiché stretta è la via e il sentiero, ed angusta la porta per la quale si va e si entra nella vita e sono pochi quelli che vi camminano ed entrano per essa (cfr. Mt 7,14) e se vi sono alcuni che per un certo tempo vi camminano, sono pochissimi quelli che perse¬verano in essa. Beati davvero quelli ai quali è dato di camminare in essa e di perseverare fino alla fine! (Sal 118,1 Mt 10,22; TestsC 71: FF 2850). Il cuore perciò deve essere libero da pesi e fardelli che impediscono l’andare. Si tratta di un distacco progressivo da tutto ciò che non è Dio, non è amato in lui, e rende beati perché lascia spazio a Colui che solo può colmare il nostro cuore.

4. Vigilanza
Per questo occorre vigilare sempre per non porre impedimento allo Spirito, il quale con¬tinuamente ci spoglia di ogni forma di posses¬so, che appesantisce il cuore e lo rende inca¬pace di lasciarsi amare dal Signore (TestsC 74, vedi sopra).

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