Nel cammino di ogni giorno alcuni atteggiamenti sono indispensabili per purifi¬care il cuore e mantenerlo vigilante.
1. Orazione – offerta
Nella sua Forma di vita, in un punto che abbiamo già accostato a proposito del per¬dono, Chiara interpreta il passo evangelico in un modo strettamente attinente al ritmo quo¬tidiano delle Sorelle Povere: subito prima di offrire davanti a Dio l’offerta della sua orazione (RsC 9,8: FF 2803). Nel vangelo si tratta di un’offerta materiale, che non ha va¬lore se non si è in pace con il fratello (Mt 5,23); la madre ci dice che quando ci rechiamo alla preghiera e celebriamo la liturgia delle ore, che è il sacrificio di lode, dobbiamo essere in pace con tutte e fare in modo di rendere tranquillità a una sorella che fosse turbata a causa nostra. La celebrazione quotidiana del culto pubblico della Chiesa, che costituisce il ritmo della nostra giornata, oltre al nostro compito speci¬fico, deve diventare la fonte della preghiera personale, la professione di fede nella Parola pregata, ma anche il luogo della comunione fraterna più autentica. Così ciascuna è chia¬mata a prepararsi a questi momenti fonda-mentali tenendo libero il cuore da sentimenti negativi verso le sorelle, come pure ad esami¬narsi attentamente per non aggravare le altre di pesi interiori. Nel coro non stiamo insieme soltanto fisicamente, ma siamo chiamate a realizzare quell’unità di spiriti che è alla base della nostra vocazione.
2. Non estinguere lo Spirito
Ma non basta. È necessario che il clima della preghiera continui in ogni azione della giornata; per questo Chiara seguendo Francesco, ci esorta: non estinguano lo Spirito della santa orazione e devozione al quale tutte le altre cose temporali devono servire (RsC 7,2: FF 2792). Lo Spirito che abita nel cuore può spegnersi quando perdiamo la con¬sapevolezza della sua presenza nelle attività di ogni giorno. Occorre perciò compiere quan¬to ci è chiesto con devozione, cioè con dedi¬zione, con tutto l’impegno, restando in un clima di preghiera, nella consapevolezza di essere continuamente alla presenza di Dio. Si attua così il pregarlo sempre con cuore puro (RsC 10,10: FF 2811) da cui siamo partite.
3. Lavoro
Perciò ci è chiesto di lavorare con fedeltà e devozione (RsC 10,1), eseguendo accuratamente quanto ci è richiesto, dedicandoci a quanto l’obbedienza ci ha affidato con le energie che Dio ci dona, senza impossessarci degli uffici assegnatici e senza viverli come un peso, con¬sapevoli che lavorare è grazia.
4. Avere lo Spirito del Signore
In ogni istante le sorelle sono chiamate ad attendere a ciò che soprattutto debbono desiderare: avere lo Spirito del Signore e la sua santa operazione (RsC 10,9: FF 2811). Il cuore che alimenta questo desiderio e se ne lascia guidare al punto da consentirgli di assorbire in sé ogni altro desiderio, lascia spazio allo Spirito per purificarlo, per bruciare tutto quello che allontana dal Signore facendolo ardere del suo amore.
5. Spose dello Spirito Santo
La consegna totale all’operazione dello Spirito compie nelle Sorelle Povere quello che è specifico della Vergine Maria: Vi siete sposate allo Spirito Santo (RsC 6,3: FF 2788). Un cuore docile, che non pone ostacoli allo Spirito, può essere colmato dalla Parola e generarla nella vita quotidiana. L’affidarsi totale della Madre di Dio a questa azione di¬vina è dimensione costitutiva del carisma di Chiara, che conduce a vivere le piccole realtà di ogni giorno nella luce dello Spirito. Il Consolatore le rende grandi perché compiute in Dio, nella trasparenza di un cuore che accoglie come dono del Padre gli avvenimenti, le persone, il dovere da compiere, la gioia e la sofferenza.
6. Implorare il dono di crescere
La consapevolezza che tutto ci viene dona¬to, alimenta la supplica quotidiana: A questo fine, piego le mie ginocchia davanti al Padre del Signore nostro Gesù Cristo (Ef 3,4), affinché, con il soccorso dei meriti della glo¬riosa vergine santa Maria, sua Madre, del beatissimo padre nostro Francesco e di tutti i santi, lo stesso Signore, che ci ha donato un buon inizio, doni l’incremento, dia anche la perseveranza finale (cfr. 2Cor 8, 6.11; 1Cor 3, 6.7). Amen (TestsC 77-78: FF 2852). Il sì alla chiamata è stato donato dal Signore; così, la possibilità di camminare sulla via e di crescere nel bene viene ancora da lui. Chiara ci dice che non dobbiamo mai stancarci di chiederla, perché ci sia concesso di perseverare sino alla fine sui passi del Signore nostro Gesù Cristo.