L’accenno alla preghiera d’implorazione e di supplica, che abbiamo meditato ieri, ci conduce alla fonte viva, profonda, che consente di crescere e portare frutto in una sequela che tiene il cuore in Cristo Gesù: Colloca la tua mente nello specchio dell’eternità, colloca la tua anima nello splendore della gloria, colloca il tuo cuore nella figura della divina sostanza e trasforma tutta te stessa, per mezzo della contemplazione, nell’immagine della divinità di lui, per sentire ciò che sentono i suoi amici, gustando la dolcezza nascosta che Dio stesso fin dall’inizio ha riservato per coloro che lo amano…, con tutta te stessa ama colui che tutto si è donato per amore tuo (3LAg 12-15: FF 2888).
Chiara c’invita con forza (usa l’imperativo!) a collocare mente, anima, cuore – cioè tutta la persona nella sua interiorità volta verso Dio – in Colui che è il centro del suo cuore, formando l’oggetto del suo desiderio e del suo amore: il Signore Gesù Cristo. Nel traboccare dei sentimenti ha approfondito il primo comandamento: Amerai (Mt 22,37), che indica la totalità della risposta all’amore di Dio, in cui il cuore amante si riversa interamente in Colui che per primo l’ha amato, nell’imperativo di un rimanere interamente, senza riserve, nella Sapienza venuta nella nostra carne. La madre la contempla e considera nel suo riflettersi nell’umanità di Gesù, del quale altrove indica con concretezza gli aspetti di condivisione della nostra condizione terrena.
Qui lo vede come Specchio in cui traspare l’eternità al di là dell’oggi terreno, risplende la gloria che è la presenza di Dio nei nostro cammino, figura, cioè immagine visibile di Dio, perché soltanto attraverso di lui si può entrare nel suo mistero.
Più sopra Chiara afferma che Agnese ha trovato il tesoro e ora lo descrive. Parlandone con i termini che si applicano alla Sapienza, ci dice ancora come il cuore sapiente, che è puro perché lascia perdere ogni stoltezza, rimanendo stabilmente in Cristo Gesù, viene trasformato per mezzo della contemplazione nell’immagine della sua divinità.
Il passo paolino (2Cor 3,18) a cui si riferisce, ci fa comprendere che è lo Spirito Santo a trasformarci in modo da essere anche noi specchio, per quanto appannato e poco atto a riflettere come quelli antichi, ma capace di indicare Cristo. Il cuore puro, divenuto partecipe della natura divina, gusta la divina dolcezza, frutto della contemplazione mistica donata agli amici di Dio, riservata per quelli che lo amano.
Così, avendo lasciato perdere tutto quello che allontana da lui, può riamare totalmente Colui che si è donato tutto per amore di ciascuno come se fosse unico. Chiara ha in mente le parole di Paolo: Mi ha amato e ha dato se stesso per me (Gal 2,20). Ci indica perciò come siamo chiamate a tendere continuamente verso questa totalità nell’amare, senza temere che questa tensione ci rinchiuda nella ricerca egoistica di un benessere spirituale individuale. Possiamo riamare, infatti, proprio perché siamo amate.
L’amarsi a vicenda poi ha la sua radice e la sua verità nella carità di Cristo, come dice Chiara nel Testamento, che prosegue: dimostrate al di fuori con le opere l’amore che avete nell’intimo, in modo che, provocate da questo esempio, le sorelle crescano sempre nell’amore di Dio e nella mutua carità (TestsC 59-60: FF 2847). Emerge all’esterno l’amore che c’è nell’intimo, il quale a sua volta fa crescere tanto nell’amore di Dio come nella mutua carità, perché la fonte dell’amore è una sola: Dio, che è amore (1 Gv 4,8).
Novena di santa Chiara 2022 – 8 agosto, Stare stabilmente in Gesù Cristo
Pubblicato giorno 8 Agosto 2022 - ARTICOLI DEL BLOG, Novene, S. Chiara d'Assisi