Novena di santa Chiara 2022 – 9 agosto, Aderire totalmente a Gesù Cristo

Pubblicato giorno 9 Agosto 2022 - ARTICOLI DEL BLOG, Novene, S. Chiara d'Assisi

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Giunte quasi al termine del nostro percorso, comprendiamo che il cuore è puro quando aderisce totalmente a Gesù Cristo, quando è unificato in lui.

1. Con tutte le fibre del cuore
Nell’inno a Cristo contenuto nella Quarta Lettera, Chiara canta la felicità di chi gode del convito eterno, già anticipato nella comunione con lui nella celebrazione eucaristica e in una vita che si è fatta Eucaristia: veramente felice colei a cui è dato di godere di questo sacro convito, per aderire con tutte le fibre del cuore a Colui la cui bellezza tutte le beate schiere del cielo ammirano incessantemente; il suo amore ci afferra, la sua contemplazione ristora, la sua benignità riempie, la sua soavità ricolma, (4LAg 9-11: FF 2901).
La sua esperienza spirituale, mistica unione con Cristo, affiora in queste parole che ci dicono come la pianticella di Francesco ha raggiunto quella pacificazione interiore, in cui la persona non è più frammentata, ma ha realizzato l’unità in Colui la cui bellezza tutte le beate schiere del cielo ammirano, perché aderisce a lui con tutte le fibre del cuore. Possiamo dire che a questo punto il cuore è davvero puro, perché non c’è più nulla in lui di estraneo al vero bene, che è il suo Signore al quale tutte le fibre del cuore, senza impedimento, sono congiunte.

2. Lasciarsi attirare
Poiché nulla la trattiene più, Chiara può lanciare ad Agnese l’invito sommo: lasciati bruciare sempre più fortemente da questo ardore di carità! Attirami dietro a te, correremo seguendo il profumo dei tuoi unguenti, o Sposo celeste! (4LAg 27.30: FF 2905.2906). Aderendo totalmente a Cristo si può ardere del fuoco dell’amore, di quell’ineffabile carità che l’ha portato a donare la vita sulla croce, lasciandosi continuamente attirare da lui: è questa l’attività del cuore puro che non cessa mai di correre dietro al Diletto.

3. Comunione trinitaria
Rimanendo in Gesù Cristo si viene introdotte nell’intimità della vita trinitaria: l’anima fedele, ed essa sola, è sua dimora e abitazione e ciò soltanto in forza della carità, di cui gli empi sono privi. È la verità che lo dice: “Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e noi verremo a lui e porremo in lui la nostra dimora” (Gv 14, 21.23; 3LAg 22-23: FF 2892). Si compie così in pienezza la partecipazione alla vita divina che ci è stata donata nel battesimo. Il cuore puro sperimenta la bellezza di essere dimora della Trinità, perché è abitazione dello Spirito Santo (Ef 2,22), che non cessa di riversare nel cuore quell’amore (Rm 5,5) che costituisce la vita stessa del Dio trino.

4. Serena fiducia
La partecipazione alla vita trinitaria ci riconduce a quella notte tra il 9 e il 10 agosto 1253 da cui siamo partite, in cui Chiara, prossima alla sua pasqua, parlava sottilmente della Trinità, squarciando un poco il velo del suo segreto. Dall’intimo colloquio scaturisce anche la serena fiducia nel Padre, che ama con tenerezza materna: Va’ sicura in pace, perché avrai buona scorta, perché colui che te creò innanzi ti santificò e poi che te creò, mise in te lo Spirito Santo e sempre te ha guardato come la madre il suo figlio che ama (Proc 3,20: FF 2986). Poiché si è affidata in ogni circostanza dell’esistenza, facendo esperienza dell’azione dello Spirito Santo e della paziente misericordia divina, anche al momento della morte Chiara sa di finire tra quelle braccia materne che sempre l’hanno sostenuta nelle prove della vita.

5. Sguardo alle nozze eterne
D’altra parte ha vissuto il cammino della vita nell’atteggiamento della pellegrina, che non ha qui una dimora stabile, tenendo lo sguardo rivolto alle nozze eterne. Così formula da Agnese di Praga: L’augurio di cantare il cantico nuovo insieme alle altre santissime vergini davanti al trono di Dio e dell’Agnello e di seguire l’Agnello dovunque vada; …al suo profumo i morti riprenderanno vita e la sua visione gloriosa sarà la beatitudine di tutti cittadini della Gerusalemme celeste. Addio figlia carissima…, fino al trono di gloria del grande Dio (4LAg 3.13.39: FF 2899.2901.2910). Sul finire della vita s’intensifica il pensiero della beatitudine futura, che il cuore puro ha già pregustato nell’adesione totale a Gesù Cristo, il quale sarà la beatitudine di tutti cittadini della Gerusalemme celeste. Chiara si mostra a noi come la donna dal cuore puro, perché povero e umile, libero e totalmente amante, in definitiva unificato in Colui che è il suo centro. Avendo perseverato nella corsa sulle orme di Cristo povero con ogni sollecitudine ed energia, aderendovi con tutte le fibre del cuore, si prepara a seguire lui, l’Agnello immacolato, ovunque vada.

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