Novena di santa Chiara, 8 agosto, 7° giorno

Pubblicato giorno 8 Agosto 2021 - ARTICOLI DEL BLOG, Novene, S. Chiara d'Assisi

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COMPASSIONE E MISERICODIA

 

domenica 8 agosto

 

Canto: “Salve sponsa Dei”

 

Un altro tratto della santità di Chiara, che tanto può dire anche a noi, appreso dall’esperienza dell’infermità e della propria fragilità, è quello della compassione, della misericordia verso le sorelle, verso le persone sofferenti che ricorrevano a lei, verso il dolore del mondo, diremmo oggi. Quanto Chiara ha saputo farsi vicina, prossima alla fragilità e sofferenza delle sorelle, quanto ha saputo essere-con, essere-accanto, “esserci” con loro, prima ancora che per loro!  È molto bella quell’espressione del Testamento in cui Chiara chiede alla madre di essere benigna et communis (TestsC 65), che traduciamo con ‘benevola e alla mano’ che di per sé vorrebbe dire una come le altre. In quel suo essere sorella tra sorelle, prima che madre, in quel suo offrire alle sorelle la sua umanità così vera, capace di attenzione, di condivisione, di compassione, di maternità autentica Chiara ha lasciato vivere in sé la carità di Cristo.

Come ha scritto papa Francesco, «tutto ciò che Cristo ha vissuto fa sì che noi possiamo viverlo in Lui e che Egli lo viva in noi».

Chiara guariva le sorelle non tanto con la straordinarietà dei gesti, ma col miracolo della compassione, della condivisione. È commovente l’episodio della guarigione di sora Benvenuta:

Sora Benvenuta de Madonna Diambra de Assisi, monaca del monasterio de Santo Damiano, giurando disse che, avendo essa testimonia sostenute certe piaghe sotto el braccio e nel petto, le quali se chiamavano fistole, et avendo essa portata questa infirmità dodici anni, una sera andò a la sua madre santa Chiara con lacrime adomandando da lei adiutorio. Allora essa benigna madre, commossa da la sua usata pietà, discese dal suo letto et inginocchiata, orò al Signore. E, finita la orazione, se voltò ad essa testimonia e, fattose lo segno de la croce prima a sé medesima, poi lo fece anche sopra essa testimonia e disse el Pater nostro e toccò le sue piaghe con la sua mano nuda. E così essa fu liberata da quelle piaghe, le quali parevano incurabili. Adomandata quanto tempo era che questo fu, respose che nel mese di settembre passato fece due anni, come a lei pareva; e de quella infirmità non ne sentì poi più niente. (Proc 11,1)

Sora Benvenuta ha sopportato queste piaghe infette per dodici anni. Dopo dodici anni non ce la fa più e va a chiedere aiuto in lacrime a Chiara, che è gravemente inferma. Chiara, commossa, scende dal letto e in ginocchio prega il Signore, fa a se stessa e alla sorella il segno della croce e tocca le piaghe con la sua mano nuda. In lei vive Gesù che guarisce il lebbroso toccandolo con la sua mano, il servo sofferente che si è caricato su di sé i nostri dolori:

«Venne da lui un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: “Se vuoi, puoi purificarmi!”. Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: “Lo voglio, sii purificato!”. E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato». (Mc 1,40-42)

«Egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori… Per le sue piaghe siamo stati guariti». (Is 53,3-5)

 

Chiara partecipa pienamente alla logica della redenzione: ottiene da Dio la guarigione delle sorelle non perché fa segni strepitosi, ma perché come Gesù si carica, lei malata, delle sofferenze altrui: «Per le sue piaghe siamo stati guariti».

E non c’è solo una compassione per la sofferenza fisica, ma anche per quella morale e spirituale.

Se alcuna volta avesse veduta alcuna delle sore patère qualche tentazione o tribulazione, essa madonna la chiamava secretamente e con lacrime la consolava, et alcuna volta le si gettava alli piedi. (Proc 10,5)

Chiara si faceva vicina a chi era provata, non con tante parole, non per risolvere, ma semplicemente per condividere il dolore… come ha fatto Gesù.

 

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