«Chi ama, perda.
È doloroso il distacco da ciò che ami.
Ma anche l’agricoltore
perde temporaneamente ciò che semina.
[…] Costui che disprezza
e fa cadere a terra è un avido mietitore. […]
Di conseguenza,
chi ama la propria vita, la perderà.
Chi intende ricavarne frutto, la semini.
Sant’Agostino, Discorso 330, 2
Il rifiuto della sofferenza
Quando ci troviamo davanti a situazioni di sofferenza, sofferenza personale o delle persone a cui vogliamo bene, la prima reazione è generalmente il rifiuto: non è possibile! Cerchiamo un colpevole, ci arrovelliamo provando a costruire strategie di vendetta. Per quanto comprensibili ed emotive, queste reazioni non ci aiutano ad affrontare le vicende faticose della vita, quelle in cui siamo messi alla prova nella salute o quelle in cui facciamo esperienza dell’ingiustizia o del tradimento o del fallimento… La sofferenza è lì e chiede di essere attraversata. Paradossalmente ci troviamo di fronte a una grande scuola, dove possiamo cogliere l’occasione di crescere umanamente e spiritualmente. Gesù, dice Marco nel Vangelo di questa domenica, parlava della sua sofferenza apertamente, perché nella sofferenza non puoi nasconderti: è lì che sei visto e ti vedi per come sei veramente. Quando tutto va bene è infatti facile predicare, soprattutto quando imbastiamo discorsi retorici su come gli altri devono vivere la sofferenza, ma la vera predicazione, quella più efficace, è la nostra vita nel tempo della difficoltà e del dolore. CONTINUA A LEGGERE
Leggersi dentro
– Come vivo il rapporto con Dio nel tempo della sofferenza?
– Cosa vuol dire per me in questo tempo prendere la mia croce e seguire Gesù?