Sàlvati! o salvàti? L’accento che cambia la vita – Commento di p. Gaetano Piccolo SJ per la domenica 34ma del TO, solennità di Cristo Re

Pubblicato giorno 22 Novembre 2019 - ARTICOLI DEL BLOG, Omelie di p. Gaetano Piccolo SJ

Condividi su:   Facebook Twitter Google

 

 

«Con la sua forza ci ha creati,

con la sua debolezza è venuto a cercarci»,

Sant’Agostino

 

Voce del verbo ‘salvare’

In un’epoca in cui le parole sono solo gridate, senza essere precedute da una reale consapevolezza di quello che si sta per dire, in un tempo in cui la parola non pesa più, perché si può dire qualcosa e subito dopo la si può rinnegare, anche le grandi parole della fede rischiano di perdere il loro significato più profondo. Diventano parole retoriche, predicate senza essere vissute. Una di queste parole, quella che è al cuore della fede cristiana, è la parola ‘salvezza’.

Nella nostra vita ordinaria salviamo tante cose, soprattutto quando lavoriamo al computer, salviamo file e cartelle. Anzi, per essere proprio sicuri, salviamo tutto anche su altri dispositivi. Anche per la nostra squadra del cuore, poi, preghiamo perché si salvi dalla retrocessione. Da ragazzi ci consideravamo invece salvati quando il professore non ci aveva interrogato, evitando così di essere trovati impreparati. In tutte queste accezioni, salvare vuol dire non perdere, non dimenticare, non fallire…quindi potremmo dire che salvarsi significa essere padroni della propria vita, delle proprie cose, essere Re del proprio quotidiano.

Salvarsi o salvare?

Se rileggiamo il Vangelo che la liturgia ci propone in questa solennità, dovremmo restare inevitabilmente disorientati. CONTINUA A LEGGERE

Leggersi dentro

  • In che modo stai coniugando il verbo ‘salvare’ in questo momento della tua vita?
  • Chi è il vero Signore della tua vita?
Condividi su:   Facebook Twitter Google