Avremo tutti bisogno, nei giorni e nei mesi che verranno,
di una rinnovata capacità di contemplazione, avremo tutti necessità di una nuova visione.
Non basterà, e forse non servirà il solo coraggio per far fronte alle immancabili difficoltà
e alla annunciata crisi umana, sociale ed economica che questa tragedia provocherà.
Il coraggio vive di visione e di prospettiva,
altrimenti è solo prestazione muscolare che si stanca presto.
Visione: ecco quello che chiediamo, ecco quello che vogliamo.
Saper vedere, attraverso il dolore e la morte, le cose nuove che Dio crea e ricrea.
Con Maria di Magdala, dovremo andare oltre le lacrime e il lamento
per ciò che crediamo perduto e aprirci coraggiosamente a rinnovate relazioni
nelle quali l’ascolto e lo stupore per l’altro e la sua vita, soprattutto se debole e fragile,
vengano prima del mio interesse, dei miei pregiudizi e del mio vantaggio.
Con le donne dovremo saper riconoscere Gesù Risorto e adorarlo (Mt 28,9):
dovremo cioè tornare a vedere Dio e, in Lui, la nostra origine e il nostro destino,
riconoscendoci figli e fratelli, membri di una umanità più umile, più fraterna, più solidale.
La nostra debolezza non può più essere camuffata
dietro strategie politiche ed economiche orgogliose e presuntuose,
ma andrà accolta e vissuta dentro una fiducia più grande nel Padre e nei fratelli.
Pierbattista Pizzaballa, amministatore apostolico del Patriarcato Latino di Gerusalemme
Omelia alla Vigilia Pasquale al Santo Sepolcro, 11 aprile 2020