Stare nella nuda fragilità. L’esperienza autentica della preghiera – di p. Gaetano Piccolo per la XVII domenica anno C

Pubblicato giorno 22 Luglio 2022 - ARTICOLI DEL BLOG, Omelie di p. Gaetano Piccolo SJ

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Gen 18,20-32 Sal 137 Col 2,12-14 Lc 11,1-13

«La preghiera è un grido che si leva al Signore; […].

Se si grida col cuore, per quanto la voce del corpo resti in silenzio,

il grido, impercettibile all’uomo, non sfuggirà a Dio».

Sant’Agostino, Discorso 29,1

Il grido

Se qualcuno dovesse pensare che l’ingiustizia resterà impunita e che il grido del debole non sarà ascoltato, si sbaglia e farebbe bene a preoccuparsi nel caso fosse lui a praticarla. Fin dall’inizio la Bibbia ci assicura che nessun grido rimane inascoltato. Lo vediamo qui, nel testo della Genesi, dove, prima della preghiera di Abramo, si dice che Dio ha deciso di scendere perché ha sentito il grido del suo popolo.

Anche più avanti, all’inizio del libro dell’Esodo, Dio ancora una volta scende perché ha sentito di nuovo il grido del suo popolo (Es 2,23, ma questo termine ritorna numerose volte nel libro dell’Esodo). Il popolo non sa neanche a chi rivolgere quel grido, non si dice infatti a chi sta gridando, eppure non c’è invocazione che Dio non ascolti. Quante persone oggi stanno gridando nella disperazione, senza sapere neanche con precisione a chi si stanno rivolgendo? Quel grido è preghiera. Sì, perché la preghiera è il luogo della nostra nuda fragilità, dove ci ritroviamo senza speranza, impotenti e non possiamo fare altro che mostrarci così, disarmati e stanchi. CONTINUA A LEGGERE

 

Leggersi dentro

– Qual è il grido che oggi esprime la tua preghiera?

– Hai il coraggio di chiedere quello che ti manca veramente?

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