Ti adoro, mio Dio – 2

Pubblicato giorno 13 Marzo 2017 - La preghiera

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  1. Caratteristiche della preghiera di Adorazione.

L’Adorazione eucaristica (parlando di adorazione, ci riferiamo allo stare, da soli o in gruppo, davanti all’Eucarestia, nella chiesa,  con ampi spazi di silenzio, consapevoli che ci possono essere anche altre modalità. Ne accenneremo verso la fine) è una forma di preghiera e quindi come tale punta ad una relazione, ad un incontro con Dio che resta l’obiettivo finale da raggiungere. Tuttavia presenta alcune caratteristiche particolari. Eccone alcune:

  • Silenziosa: si svolge nel silenzio che può essere di tanto in tanto rotto da un canto o da una breve preghiera corale. In ogni caso il silenzio resta dominante: quello esteriore, dell’ambiente, è in funzione di quello interiore, profondo, del cuore.

Ti accorgerai subito di quante “voci” ti disturbano, di quanto è difficile trovare la stazione di Dio e sintonizzarvisi in forma stabile.

Queste voci sono le distrazioni: azioni fatte, impegni da assolvere, persone con le quali dobbiamo risolvere delle cose, … fare la spesa, ricordarsi di scrivere o telefonare a …  Sappi che, soprattutto all’inizio, questo è normale e dice che siamo poverelli e con poco allenamento. Dobbiamo avere pazienza e riprendere la nostra fantasia e il nostro cuore e riportali ai piedi del Signore come fa una mamma che infinite volte al giorno raccoglie da terra la pallina che il bimbo ha lasciato cadere dal suo seggiolone.  E tutto questo con calma e serenità, senza innervosirsi, perché “in tal caso dimostriamo quanto siamo orgogliosi, volendo arrivare alla meta in poco tempo e senza alcuno sforzo e poi rischiamo di rovinare il seguito dell’adorazione!” (s. Francesco di Sales)

Possono venire a rovinare il nostro silenzio anche delle tentazioni: pensieri, desideri, sentimenti… per nulla “evangelici”. Anche in questi casi con calma metterli fuori della porta del nostro cuore e chiedere allo Spirito Santo che li tenga lontani da noi.  Resisti al silenzio e ritorna ogni volta con umiltà ai piedi di Gesù per “stare con Lui”.

Una volta che (Charles de Foucauld) ebbe compreso, per grazia di Dio, che questo Gesù, crocifisso e morto per salvarci, era realmente presente nel Santo Sacramento, non ebbe più dubbi. È davanti all’Ostia, presenza reale ed espressione estrema dell’Amore di Cristo per noi, che bisogna adorare ed esprimergli il nostro amore. Allora egli trascorre gran parte del suo tempo davanti al Santo Sacramento: giorni e notti intere davanti a Gesù. Egli vorrebbe “passare tutta la sua vita immobile davanti al Santo Sacramento”.. “Lo guardo, gli dico che lo amo e sono felice di essere ai suoi piedi; gli dico che lì voglio vivere e morire”. (Buttet, 276)

  • Contemplativa: quando ci troviamo di fronte ad uno spettacolo della natura o della vita particolarmente suggestivo (un tramonto in montagna o al mare, l’esplodere della primavera, un concerto dal vivo, il sorriso di un bimbo, la tenerezza degli innamorati, il pianto di un genitore, la solitudine di un anziano, …) abbiamo la percezione che ogni parola sia superflua, anzi le parole spesso rompono l’incanto che quella scena ha provocato in noi. Guardiamo ammirati e nel nostro cuore nascono emozioni speciali.

L’adorazione è questo sguardo posato su Dio, sul suo mistero, sulla sua Parola; uno sguardo in cui si mescolano intelligenza e sentimento, ragione e volontà, amore e abbandono, fatica e speranza, gioia e timore, …. È un modo di pregare “povero” di parole.

“Come un bimbo svezzato in braccio a sua madre, così è in Te l’anima mia!”

Gesù amava passare delle notti intere a contemplare il volto del Padre.

“Gustate e vedete quanto è buono il Signore”.

C’è la consapevolezza di trovarci di fronte ad un oceano di sconfinata bellezza: invece della logica sciocca dell’accaparramento, si vive la gioia della contemplazione estasiata e quasi incredula.

Contemplare è assaporare l’ebbrezza di sentire che Dio mi ripete ad ogni passo della storia: “Io ti ho amato, io ti amo, io ti amerò!”  e che questo è detto non solo per me, ma vale per ogni persona. Anzi “che ne sono impregnate anche le foglie degli alberi, la pelle degli animali, ogni granello di polvere che vola nell’aria. Io ti amo! Io ti amo di un amore eterno, eternamente rivolto a te” (C. Bobin, p.15-16)

  • Intimamente legato alla Messa: la celebrazione eucaristica è l’azione di Gesù Cristo, che attraverso le parole del sacerdote, trasforma il pane e il vino nel suo corpo e nel suo sangue per rendere presente il sacrificio della croce e così farvi partecipare gli uomini. L’adorazione eucaristica acquista il suo senso e il suo valore in quanto è legata alla celebrazione eucaristica di cui è prolungamento. In altre parole, Gesù Cristo, che adoriamo silenziosamente , è veramente presente in quel pane perché prima c’è stata una celebrazione eucaristica. Tale presenza permane anche fuori dell’adorazione pubblica e questo giustifica il valore delle “visite private” su cui tanto insistono i maestri di vita spirituale, proponendola come base per un cammino di santità. Don Bosco educava i suoi giovani a “visitare” sovente Gesù presente nel Tabernacolo.

“… Voi ben sapete che le diverse forme di culto della Santissima Eucaristia sono prolungamento e a loro volta preparazione del Sacrifico e della Comunione. È ancora necessario insistere sulle profonde ragioni teologiche e spirituali del culto del Santissimo Sacramento fuori della Messa? È vero che il Sacramento fu conservato, fin dall’origine, per poter portare la comunione ai malati e a quanti non assistevano alla celebrazione. Ma… grazie all’approfondimento della fede nella presenza reale del Cristo nell’Eucarestia, la Chiesa ha preso coscienza del senso dell’adorazione silenziosa del Signore presente sotto le specie eucaristiche. Quale forza, quale consolazione, quale robusta speranza produce la contemplazione del mistero eucaristico. È Dio con noi che fa di noi dei partecipanti alla sua vita e ci manda nel mondo per evangelizzarlo e santificarlo.” (Giovanni Paolo II al Congresso Eucaristico di Siviglia del 1993).

  • Incentrata su Gesù Cristo, realmente presente nell’Eucarestia non per effetto magico delle parole “Questo è il mio corpo… questo è il mio sangue”, ma a motivo della sua vita donata sulla croce. Le parole della cena intendono anticipare un evento (la sua morte, che verrà di lì a poco) e interpretarlo: non è una morte casuale, ma una vita offerta in dono “per tutti in remissione dei peccati”.  Gesù può essere con noi nell’Eucarestia e quindi nell’adorazione perché è morto per noi sulla croce.

L’Emmanuele (il Dio con noi fino alla fine del mondo) richiama il Dio del Calvario; il Risorto è il Crocifisso. Se pregare è sempre un accogliere Dio che offre a noi se stesso nella persona di Gesù, l’adorazione più di ogni altra forma di preghiera, mette al centro la persona di Gesù Cristo di fronte al quale i nostri problemi passano in secondo piano.  È Gesù il tema fondamentale della nostra lode e del nostro grazie, è per Lui, con Lui e in Lui che sale al Padre nello Spirito Santo “ogni onore e gloria” insieme alle nostre richieste, alla nostra fiducia e alla nostra intercessione…

L’adorazione eucaristica, come ogni preghiera, è ricca di speranza, guarda al futuro, vive nell’attesa della venuta del Signore. Il cuore fissa i suoi occhi sullo Sposo che è già venuto, ma che al tempo stesso li rende “vigilanti nell’attesa del suo ritorno”.

Poiché si tratta di un incontro con Dio, il solo mezzo che abbiamo è di viverlo nella fede, speranza  e carità. L’adorazione del Santo Sacramento consisterà dunque essenzialmente in

  • atti di fede: “Signore, io credo fermamente che tu sei là, presente; che il tuo cuore batte nell’Ostia e che trabocca d’amore per me e per il mondo intero. O Signore, aumenta la mia fede!”
  • atti di speranza: “O Gesù, che contemplo sotto le specie del pane, attendo con impazienza il momento in cui ti vedrò faccia a faccia. Grazie per farmi partecipe fin d’ora della tua vita, grazie per farmi già gustare il cielo. O Signore, aumenta la mia speranza!”
  • atti di carità: “Ti amo, mio Dio, e il mio unico desiderio è di amarti fino all’ultimo respiro della mia vita. O mio Dio, se la mia lingua non può dire ogni momento che ti amo, almeno voglio che il mio cuore te lo ripeta con il mio respiro. Signore, aumenta e perfeziona il mio amore!” (Buttet, 277).
  • Ecclesiale: il valore ecclesiale dell’adorazione deriva dal fatto che è l’Eucarestia che fa la Chiesa. In che senso? Nel senso che l’Eucarestia , il dono del Padre all’umanità nella croce di Gesù, tende a dare a questa umanità i lineamenti tipici del Maestro, in modo particolare il senso del servizio, dell’accoglienza, della comunione, del perdono, della misericordia, della gioia. La Chiesa è la comunità degli uomini che accolgono il corpo di Cristo come principio di vita.

“Dove ci si china a lavare i piedi ai fratelli, dove si portano i pesi gli uni degli altri, dove si perdonano le offese, dove si gioisce con chi è nella gioia e si piange con chi è nel pianto, lì c’è la Chiesa che vive e testimonia in verità l’Eucarestia”.

Adorare Cristo nell’Eucarestia è a poco a poco appropriarci di questi atteggiamenti evangelici che dicono la presenza della Chiesa. Ma l’adorazione eucaristica è ecclesiale anche nel senso che l’Eucarestia esposta è il segno sacramentale dell’unità della Chiesa: lì cadono gli individualismi per lasciare lo spazio alla comunione, alla pace, alla riconciliazione. Lì nasce e cresce la passione per l’unità ricercata a qualsiasi prezzo (cfr la preghiera sacerdotale di Gesù: “Padre, che siano una cosa sola … conservali nell’unità”) nella Chiesa e nelle varie comunità di cui si fa parte.

Adorare è dichiarare che il Signore è Lui e rimane Lui! Non lo vogliamo sostituire con le nostre attività, i nostri discorsi. Davanti a Lui si ravviva il senso “divino” del nostro agire e del nostro essere e contro ogni tendenza all’autosufficienza ci viene ricordato che “senza di Lui non possiamo fare nulla!”

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