Ti adoro, mio Dio – 3

Pubblicato giorno 13 Marzo 2017 - La preghiera

Condividi su:   Facebook Twitter Google
  1. Mettersi alla presenza di Dio.

Quando si viene ad adorare Gesù nel S. Sacramento, la prima cosa da fare è di mettersi alla presenza di Gesù che è realmente là.

Scrive Giovanni Paolo II: “Noi siamo di fronte al Cristo realmente presente sotto un’apparenza semplice e materiale. Cristo pane, Cristo vino, vero cibo e vera bevanda per l’uomo che ha fame e sete d’infinito”. È quindi essenziale, all’inizio di un’adorazione, volgersi risolutamente verso l’Emmanuele, questo Dio che dimora sempre con noi nell’Ostia. Il corpo e l’anima si mettono in atteggiamento di adorazione:

il corpo: la genuflessione, la prostrazione calma, quasi un mettersi tra le braccia del Cristo.

l’anima: una preghiera che sgorga dal cuore proteso verso il cuore eucaristico di Gesù. “O Gesù, mio tutto”  “Gesù, io credo. Grazie per essere qui davanti a me, nel sacramento dell’amore. Ti amo e sono qui ai tuoi piedi per lasciarmi guardare e istruire da Te”.

Bisogna iniziare il nostro “faccia faccia” con Gesù nell’Ostia con un atto d’amore e di fede nella sua presenza. Parla a Gesù del suo amore per tutti gli uomini e questo riempirà il suo e tuo cuore di felicità e di gioia. Parla a Gesù della sua Madre…   Il vero segreto dell’amore è quello di dimenticarsi, come ha fatto S. Giovanni Battista, per esaltare e glorificare il Signore Gesù. “Occorre che Lui cresca e che io diminuisca”. Allora Lui dirà il suo amore per te, il tuo cuore si aprirà ai suoi raggi come il fiore infreddolito dalla notte ai raggi del giorno.

Scrive ancora Giovanni Paolo II: “Gesù di Nazaret e Lui solo potrà colmare questa fame d’infinito che abita nei vostri cuori. Mentre camminate serenamente al suo fianco, il suo sguardo d’amore si posa su di voi. Avete bisogno del suo sguardo da innamorato: è la più bella finestra che si apre sul Paradiso! Farete dunque l’esperienza di essere amati per l’eternità e sentirete che la vita ricomincia: crescere al contatto con Dio e il mezzo per fare questo è la preghiera! Imparate a pregare e pregate. Aprite il vostro cuore e la vostra coscienza a Colui che vi conosce meglio di voi stessi! Parlate con Lui. Approfondite la Parola di Dio, leggendo e meditando la Bibbia. Come Maria, seduta ai piedi del Maestro, ascoltate la sua Parola!” (Discorso 11 maggio 1991).

Ora, per approfondire il grande tesoro dell’Eucarestia c’è bisogno di tempo, di tanto tempo! Si entra lentamente nella luce dell’Eucarestia: occorre starci dentro a lungo, immobile… Perché? Perché il nostro sguardo, adorando Gesù, si attacca a ciò che vede, non a ciò che non si vede. Ciò che si vede è un pezzo di pane, ciò che non si vede è il Cristo vivente. C’è questo andare e tornare costante tra quello che i miei sensi percepiscono e ciò che la mia fede crede, per stabilirmi sempre più nel campo spirituale, nel mondo reale dell’invisibile agli occhi della carne… e tutto ciò esige tempo, esige perseveranza!

 

Una presenza da riconoscere nella fede.

A metà dell’ottavo secolo, un monaco basiliano stava celebrando la Messa nella chiesa del convento, a Lanciano (CH). Nel suo cuore c’erano tanti dubbi sul fatto che quel pane e quel vino potessero veramente diventare il corpo e il sangue di Gesù. Dopo la consacrazione, si accorge di avere sull’altare al posto dell’ostia un pezzo di carne e nel calice del sangue.  Grida, spaventato, al miracolo!

Dopo oltre 12 secoli, quel pezzo di carne e quel sangue, lasciati all’aria, alla polvere per secoli… sono ancora là e chiunque li può contemplare. Recenti analisi scientifiche hanno concluso dicendo di trovarsi di fronte ad una “fettina” di carne del cuore umano, comprendente il miocardio, il nervo vago e parte del ventricolo sinistro; quanto al sangue, si tratta di sangue umano dello stesso tipo di quello trovato sulla Sindone.

Ogni volta che adoro l’Ostia consacrata ripenso a quel cuore e lo sento pulsante, vivo, squarciato dall’amore. La fede ovviamente non si fonda sul miracolo di Lanciano, ma sulle parole di Gesù: “Fate questo in memoria di me!”  Quando sei di fronte al tabernacolo, sei di fronte ad una presenza, a Gesù vivo, che ti ascolta e ti parla con l’unico desiderio di fare comunione con te.

Noi chiamiamo questa presenza di Gesù, presenza “reale” nel senso che lì Lui è presente in una forma tutta particolare, la massima possibile sulla faccia della terra. Quel pane è Lui, quello stesso Gesù che i suoi Apostoli vedevano e ascoltavano, quello stesso Gesù che Maria e Giuseppe hanno educato e amato negli anni di Nazareth, quello stesso Gesù che è stato condannato a morte e crocifisso. È Lui! Il dono del Padre per eccellenza, offerto alla Chiesa come il Tesoro più prezioso. E il primo passo è riconoscere e incontrare questa presenza: essa rimane incompresa alla sapienza umana che misura la “presenza” sulla lunghezza d’onda dei nostri sensi e delle nostre attese.

Dio non è un idolo! Nell’idolo l’uomo proietta se stesso, la propria immagine, le proprie idee e speranze. Nell’idolo l’uomo non adora Dio, ma se stesso. Nell’Eucarestia c’è una Presenza che va accolta e riconosciuta nella sua totale alterità: il Dio nascosto, spoglio, crocifisso, che ci fa il dono di Sé. Solo chi accoglie questa presenza come dono non catturabile e accetta per se stesso la stessa logica (farsi dono a sua volta) riconosce Dio!

E’ la presenza  di un “Risorto”!

  • L’amore è più forte della morte (Cantico dei cantici)

Questo si verifica in Gesù: la sua morte, accolta per amore, non diventa la fine, ma l’inizio di una vita nuova (più forte della morte!). Il suo legame con i discepoli, con la Chiesa non finisce dunque, ma continua in una forma “risorta”

  • Chi perde la propria vita la guadagna, chi guadagna la propria vita la perde

Gesù, dando la propria vita “in perdita”, la ottiene “in guadagno” come vita risorta. E questa vita nuova non è tenuta come “tesoro geloso”, esclusivo, ma nello Spirito viene donato alla Chiesa e a noi come “presenza che salva”.

La vita di Gesù è un cammino verso uno “spogliare se stesso” sempre più totale: dall’incarnazione (assumendo la condizione umana) alla passione e morte (facendosi obbediente fino alla morte) alla consegna di Sé come cibo nell’Eucarestia.

  • Il Regno di Dio è in mezzo a voi

È Gesù il Regno di Dio, la presenza, il luogo in cui Dio abita e regna in pienezza!  Ora Gesù, in forza della sua morte offerta in dono al Padre per noi, nella sua presenza eucaristica rende presente il Regno di Dio con tutti i doni che questo Regno porta con sé: la liberazione dal male, la capacità di amare e di sperare, la forza di lottare per la verità, la giustizia e la pace.

S. Francesco di Sales: mettersi alla presenza di Dio

Ecco, in sintesi, quanto s. Francesco di Sales propone in merito al “mettersi alla presenza di Dio”:

Una viva e attenta presa di coscienza dell’onnipresenza di Dio. Noi siamo simili agli uccelli che sono circondati dall’aria ovunque indirizzino il loro volo: ovunque andiamo o ci fermiamo, Dio è presente. Tutti sanno questa verità, ma non tutti sono attenti a prenderne coscienza. Devi dunque dire al tuo cuore: “Cuore mio, Dio è proprio qui!”

Dio è presente nel tuo cuore e nel profondo del tuo spirito, ai quali dà vita e forza, quale cuore del tuo cuore e spirito del tuo spirito

Pensa a Gesù che, nella sua umanità, dal cielo ti guarda

Pensa a Gesù che, nella sua umanità, ti è vicino, ti vede e pensa a te (IVD II, 2)

Condividi su:   Facebook Twitter Google