La paternità di Dio è amata da S. Francesco tanto che lui stesso si fa invocazione, per rendere presente il Regno dei cieli sulla terra, che solo “l’amore divino è capace di comprare”.
Venga il tuo regno: affinché tu regni in noi per mezzo della grazia e ci faccia giungere nel tuo regno, dove la visione di te è senza veli, l’amore di te è perfetto, la comunione con te è beata il godimento di te senza fine.
Sia fatta la tua volontà, come in cielo cosı` in terra: affinché ti amiamo con tutto il cuore, sempre pensando te; con tutta l’anima, sempre desiderando te; con tutta la mente, indirizzando a te tutte le nostre intenzioni e in ogni cosa cercando il tuo onore; e con tutte le nostre forze, spendendo tutte le nostre energie e i sensi dell’anima e del corpo in offerta di lode al tuo amore e non per altro; e affinché amiamo i nostri prossimi come noi stessi, attirando tutti secondo le nostre forze al tuo amore, godendo dei beni altrui come fossero nostri e nei mali soffrendo insieme con loro e non recando alcuna offesa a nessuno.
Chi potrebbe descrivere degnamente il fervore di carità che infiammava Francesco, amico dello Sposo? Poiché egli, come un carbone ardente, pareva tutto divorato dalla fiamma dell’amor divino. Al sentir nominare l’amore del Signore, subito si sentiva stimolato, colpito, infiammato: quel nome era per lui come il plettro di una voce esteriore, che gli faceva vibrare la corda interiore del cuore. «Offrire, in compenso dell’elemosina, il prezioso patrimonio dell’amor di Dio – cosı` egli affermava – è nobile prodigalità ; e stoltissimi sono coloro che lo stimano meno del denaro, poiché soltanto il prezzo inapprezzabile dell’amor divino è capace di comprare il regno dei cieli. E molto si deve amare l’amore di Colui che molto ci ha amato ». (dalla Leggenda maggiore)
Preghiamo insieme l’annuncio del Padre che attraverso la nostra voce egli rivolge a tutti i suoi figli e figlie nel mondo:
Quando Israele era fanciullo, io l’ho amato e dall’Egitto ho chiamato mio figlio. Ma più li chiamavo, più si allontanavano da me; immolavano vittime ai Baal, agli idoli bruciavano incensi. A Èfraim io insegnavo a camminare tenendolo per mano, ma essi non compresero che avevo cura di loro. Io li traevo con legami di bontà, con vincoli d’amore, ero per loro come chi solleva un bimbo alla sua guancia, mi chinavo su di lui per dargli da mangiare. OS (11, 1-4)