Un cammino di fede con Chiara d’Assisi – 1

Pubblicato giorno 13 Marzo 2017 - S. Chiara d'Assisi

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“La fede è la risposta dell’uomo a Dio che gli si rivela e gli si dona, apportando nello stesso tempo una luce sovrabbondante all’uomo in cerca del senso ultimo della vita”.

Questa sintetica ma efficace definizione della fede si trova all’inizio del Catechismo della Chiesa Cattolica. La fede è una risposta a una chiamata all’amore da parte di Dio.

Chiara come Maria ha avanzato nel cammino della fede e ha conservato fedelmente la sua unione con il Padre.

E’ bello pensare alla chiarezza luminosa della fede di Chiara ma ci aiuta a ricordare anche la sua oscurità e i suoi limiti. Perché la fede ci pone di fronte a situazioni difficili, oscure, umanamente incomprensibili. Chiara le ha affrontate con serenità, ma non senza sofferenza.

La fede di Chiara ha i suoi momenti forti:

     “Da poco data alla luce, ancora piccolina Chiara cominciò presto a risplendere di chiarore nell’oscurità del mondo e a rifulgere, fin dai teneri anni, per la bontà del suo vivere.   

     Con cuore docile, anzitutto, ricevette dalle labbra della madre i primi rudimenti della fede; e in pari tempo ispirandola e istruendola interiormente lo Spirito, quel vaso veramente purissimo si rivelò un vaso di grazie.   

     Stendeva volentieri la mano ai poveri e dall’abbondanza della sua casa traeva di che supplire all’indigenza di moltissimi.   

     E affinché il suo sacrificio fosse più gradito a Dio, sottraeva al suo corpicciolo i cibi delicati e li mandava di nascosto, a mezzo di persone incaricate, come ristoro agli orfani. Così crescendo con lei fin dall’infanzia la misericordia, aveva un animo sensibile alla sofferenza altrui, e si piegava compassionevole sulle miserie degli infelici.    

Aveva il gusto della santa orazione e la coltivava assiduamente: e impregnandosi spesso della soave fragranza della preghiera, vi imparava poco a poco a condurre una vita verginale.   

     Non avendo filze di grani da far scorrere per numerare i Pater noster, contava le sue preghierine al Signore con un mucchietto di pietruzze.

     Quando dunque cominciò ad avvertire i primi stimoli del santo amore, ritenne spregevole il perituro e falso fiore della mondanità, istruita dall’unzione dello Spirito Santo ad attribuire scarso valore alle cose che ne hanno poco. E infatti sotto le vesti preziose e morbide portava nascostamente un piccolo cilicio, apparendo al di fuori adorna per   il mondo, ma rivestendosi interiormente di Cristo.   

     Infine, volendola i suoi accasare nobilmente, non acconsentì in alcun modo: ma, fingendo di voler rimandare a più tardi le nozze terrene, affidava al Signore la sua verginità.

     Udendo poi parlare di Francesco, allora già celebre, che come uomo nuovo, con nuove virtù rinnovava la via della perfezione ormai sparita dal mondo, tosto desidera sentirlo e vederlo, spinta a fare ciò dal Padre degli spiriti, da cui entrambi, benché in modo diverso, avevano ricevuto le prime ispirazioni.   

     Né minore è il desiderio di lui – che a sua volta ha sentito decantare la fanciulla così ricca di grazia – di incontrarla e di parlarle: per vedere se in qualche modo gli sia dato di strappare dal mondo perverso questa nobile preda e rivendicarla al suo Signore, lui che era tutto proteso a conquiste di tal genere ed era venuto per devastare il regno del mondo.   

     La visita, dunque, e più spesso è lei a visitarlo, regolando la frequenza dei loro incontri in modo tale che quella divina attrattiva potesse passare inosservata agli occhi degli uomini e non nascessero pubbliche mormorazioni a macchiarla. Accompagnata infatti da una sola persona a lei familiare, la fanciulla usciva dalla casa paterna e si recava di nascosto ad incontrare l’uomo di Dio, le cui parole le sembravano di fiamma e le opere sovrumane.   

     Il padre Francesco la esorta a disprezzare il mondo, dimostrandole con linguaggio ardente che sterile è la speranza fondata sul mondo e ingannatrice ne è l’apparenza; instilla nelle sue orecchie la dolcezza delle nozze con Cristo, persuadendola a serbare intatta la gemma della castità verginale per quello Sposo beato, che l’amore ha incarnato tra gli uomini.    

      Ma perché dilungarmi in molte parole? Di fronte alla sollecitudine del padre santissimo che si occupa di lei con la cura di un fedelissimo mediatore, la vergine non rinvia a lungo il suo consenso.  

      Tosto si spalanca davanti alla sua anima la visione della gioia eterna, a confronto della quale perde valore il mondo intero; per il cui desiderio il suo essere si strugge e vien meno, per il cui amore anela alle nozze eterne.   

     Accesa infatti da fiamma celeste, cosi profondamente ripudiò la vanità della gloria terrena, che nulla più del fasto mondano poté in qualche modo intaccare il suo cuore. Anche le lusinghe della carne disprezza e si propone di tenersi lontana dal talamo di colpa, desiderando di fare del suo corpo un tempio per Dio solo e attenta a meritare con la pratica della virtù le nozze col gran Re.

     E si affida allora completamente al consiglio di Francesco, scegliendolo come sua guida, dopo Dio, nella via da seguire. Da quel momento in poi la sua anima è tutta legata ai suoi santi consigli ed accoglie con cuore ardente ciò che egli le va insegnando intorno a Gesù buono.   

     Sopporta ormai con fastidio l’eleganza degli ornamenti mondani e considera spazzatura ogni cosa che attira esternamente l’ammirazione, al fine di guadagnare Cristo.” (F.F. 3157-3160.3162-3166).

    La fede si configura, come un dialogo tra il Creatore e la sua creatura: dal suo amore voluta, chiamata, cercata, alimentata, sostenuta e redenta.

Si tratta di un dialogo intimo, ma non solitario: tutto il creato, i legami e le relazioni autentiche con gli altri, a cominciare dal dono della vita, intessono e in qualche modo attestano questo dialogo. La fede possiede dunque una dimensione dinamica e interpersonale: credere in Dio significa impegnarsi a donarsi pienamente a  Lui, come Lui si è impegnato totalmente rivelandosi a noi.

Chiara, tu che hai avanzato nel cammino della fede, prendici per mano e intercedi per noi presso il Padre una “fede retta, una speranza certa, una carità perfetta”.

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