Un cammino di fede con Chiara d’Assisi – 3

Pubblicato giorno 13 Marzo 2017 - S. Chiara d'Assisi

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La fede, come abbiamo visto già in Chiara, è una risposta a una chiamata all’amore da parte di Dio: il dono divino precede la decisione dell’uomo, la sostiene e le svela un orizzonte di completezza e di felicità.  L’uomo stesso porta in sé, inscritto nelle fibre più profonde del suo essere, un desiderio di Dio, di giungere a una profonda intimità con Lui, là dove troverà, e per sempre, “la verità e la felicità che cerca senza posa”.

Continuiamo la lettura delle Fonti per poter insieme cogliere questo intimo desiderio nel cuore di Chiara:

Quindi, abbandonati la casa, la città e i parenti, si affrettò verso S. Maria della Porziuncola, dove i frati, che vegliavano pregando nella piccola cappella, accolsero la giovane Chiara con lumi accesi. Subito, lasciate qui le sozzure di Babilonia, consegnò al mondo il libello del ripudio; qui, per mano dei frati, depose i suoi capelli e abbandonò i suoi abiti variegati.

   Né era opportuno che l’Ordine della verginità, suscitato alla sera dei tempi, fiorisse in altro luogo  che non fosse quella cappella dedicata a colei che, prima fra tutte e fra tutte la più degna, sola fu madre e vergine.   

   Questo luogo è quello in cui la nuova milizia dei poveri, sotto la guida di Francesco, aveva mosso i primi passi, cosicché si può vedere che la Madre di misericordia ha partorito l’una e l’altra famiglia religiosa nella sua casa.   

   Quando dunque l’umile ancella ebbe assunto davanti all’altare della beata Maria le insegne della santa penitenza e quasi davanti al letto nuziale della Vergine si fu sposata con Cristo, santo Francesco la condusse alla chiesa di San Paolo, perché rimanesse in tale luogo fintanto che l’Altissimo non avesse provveduto diversamente.” (F.F. 3170-3172).

Ancora una volta Chiara è chiamata a fidarsi, ad avere fede in Colui che l’ha chiamata, amata, poiché: “Come giunse la notizia ai parenti, essi, con cuore spezzato, condannano il comportamento e la decisione della giovane, e, riuniti insieme, corrono in quel luogo, tentando di ottenere ciò che non possono.   

   Prima con impeto violento e con consigli velenosi, poi con promesse allettanti, tentano di convincerla a recedere da quel genere di condizione vile che non è né degno alla famiglia, né ha precedenti nella contrada.  (…)

   E così, per diversi giorni, mentre si oppongono ostacoli sulla strada del Signore e i suoi le si contrappongono, il suo proposito di santità non cade e la sua forza d’animo non viene meno, ma, in mezzo a parole e sentimenti di odio, a lei si tempra la speranza fino a quando i suoi, piegata la testa, desistono.” (F.F. 3173).

Che cosa sarebbe successo se Chiara, per timore o per mancanza di fede avesse dubitato dell’incrollabile fedeltà di Dio e della parola di Francesco?

Certo, qualcosa di molto importante e di fondamentale sarebbe mancato.

Ma passati pochi giorni, si trasferì alla chiesa di Sant’Angelo di Panzo; dove però il suo spirito non trovò piena pace; infine, su consiglio del beato Francesco, se ne andò nella chiesa di San Damiano.

Qui, fissò l’ancora dello spirito come in un luogo sicuro, e ormai non fluttua più per il cambiamento di luogo, non dubita dell’asperità, né teme per la solitudine.” (F.F. 3174).

La nostra vita, ci insegna Chiara, è sempre nuova se il nostro cuore sa ascoltare ogni giorno una parola nuova del Signore e rispondere di sì con generosità. Ma questo richiede un atto di fede molto grande. Chiara ha vissuto profondamente la certezza del Dio intimo e fedele. E così: gioisci perché sei amata, sei oggetto di una scelta particolare da parte di Dio.

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