Un cammino di fede con Chiara d’Assisi – 4

Pubblicato giorno 13 Marzo 2017 - S. Chiara d'Assisi

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Alla sera della vita, in quella notte tra il 9 e 10 agosto in cui ha consegnato alle sorelle il tesoro più prezioso del suo cuore, cioè la sua FEDE nell’amorosa sequela del Cristo povero, a un certo punto Chiara ha cominciato a parlare alla propria anima: “Va’, sicura in pace, perché avrai buona scorta; e perché Colui che ti creò, innanzi ti santificò; e poi che ti creò, mise in te lo Spirito e sempre ti ha guardata come la madre il suo figlio che ama”.

In quest’ora i veli del segreto si spezzano e il porsi davanti a se stessa per vedersi alla luce di Dio, che caratterizza la pianticella, si fa palese per le sorelle.

Vogliamo soffermarci soltanto su un aspetto di queste espressioni densissime di significato: sulla consapevolezza di essere abitazione dello Spirito Santo che l’ha accompagnata per tutta la vita. Nei suoi scritti non è trasparente come in quelli di Francesco, tuttavia ad una lettura attenta si svela altrettanto importante.

Quel “mise in te” richiama il momento del battesimo, che non viene mai nominato da Chiara, secondo lo stile del suo tempo. Ma rivolgendosi ad Agnese di Praga parla “dell’anima fedele” intendendo proprio il cristiano che vive quanto ha promesso, direttamente o attraverso i genitori, al fonte che l’ha generato alla fede. Del resto la figlia di Favarone non ha mai cercato nient’altro se non di essere cristiana.

In Chiara la fede è cammino mano nella mano con Dio, di cui conosciamo il volto. Il nostro Dio ha il volto di Gesù Cristo, povero e crocifisso. Nel segno della sua croce tutti siamo stati battezzati, segnati nelle profondità del nostro cuore, fin dalle nostre origini”.

Chiara ha vissuto tutti i suoi giorni nell’ascolto dello Spirito, obbedendo alla sua voce con una docilità simile a quella della Vergine di Nazareth, nella certezza che la vocazione in lei è nata dalla sua ispirazione. Così ha camminato sicura verso quella perfezione alla quale lo Spirito del Signore l’ha chiamata, che è la sequela di Cristo povero come le è manifestata nel santo Vangelo.

Questa fu l’eccelso candelabro di santità che rifulge vividamente nel tabernacolo del Signore, al cui grande splendore accorsero, attratte, moltissime, per accendere a quel lume le loro lampade. Questa, per vero, piantò nel campo della fede e coltivò la vigna della povertà, dalla quale si raccolgono pingui e copiosi frutti di salvezza”. “La sua vita era per le altre ammaestramento e scuola di sapienza. In questo libro della vita, tutte le altre appresero la loro regola di vita; in questo specchio di vita tutte videro riflesso il sentiero della vita”.

Adesso che il Signore è ormai sulla soglia, benedice e rende grazie per la tenerezza materna da cui è stata avvolta, manifestata proprio dallo Spirito nell’intimo del cuore. È lieta della vita che le è stata donata e che si prepara a vivere in pienezza dopo il passaggio finale, reso più leggero dalla fiducia senza riserve in Colui che l’ha portata sempre nelle sue braccia come una figlia amata.

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