Una speranza Chiara – 5

Pubblicato giorno 13 Marzo 2017 - S. Chiara d'Assisi

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Mentre scrivo questo ultimo articolo sulla “Speranza in Chiara”, mi viene quasi spontaneo ripensare a quanto scritto durante tutto l’anno, e anche l’anno precedente quando, insieme, abbiamo visto  la “fede in Chiara”.

Perché questo sguardo retrospettivo? Direi meglio: perché questo sguardo riepilogativo?

Mi sembra bello e importante fare memoria di quanto qui detto, per guardare in avanti, davvero con fede e con speranza! Cosa ci attende? Con la Chiesa stiamo camminando e ci stiamo preparando a vivere l’anno della vita consacrata. Un anno voluto da Papa Francesco per rimettere al centro la vita consacrata. Spontanea mi viene e ci viene una domanda: che cosa può ancora dire oggi la vita consacrata? Che cosa può ancora oggi dire chi fa una scelta di sequela del Signore Gesù Cristo, in una vita vissuta in obbedienza, povertà, castità e clausura? Nel secondo capitolo dell’enciclica “Lumen Fidei” di Papa Francesco troviamo un’espressione del Profeta Isaia: “Se non crederete, non comprenderete” o meglio non resterete saldi. La comprensione è di fatto molto più del capire intellettivo, cala l’uomo nel profondo della realtà per raggiungerla con la mente e il cuore. In questo senso si resta saldi perché si poggiano i piedi sulla roccia, sulla verità. Come ben evidenzia Papa Francesco, il mondo contemporaneo si poggia su relazioni fittizie, spesso virtuali dove conta l’efficienza e la velocità e non c’è tempo per attardarsi sul senso profondo della realtà che si vive. L’uomo moderno appare individualista e vive una realtà liquida, senza una forma. La verità è disgregata, plurima e “guardata con sospetto”. Sembra che non ci sia possibilità di ripresa… La vita di fede, di speranza che in Chiara abbiamo così ben evidenziato, può diventare, di fatto è, un’alternativa preferenziale al disgregamento.

Il consacrato può, allora, offrire al credente un sostegno su cui poter contare nei momenti di smarrimento, può annunciare, là dove la verità è offuscata, che c’è una verità che ci supera, per cui vale la pena “sprecare” la vita, è una verità che salva e ha un volto quello di Gesù Cristo via, verità e vita.

Ci sono momenti in cui è necessario che qualcuno ci parli ancora della speranza come virtù teologale delle anime forti che credono nel Cristo risorto, che qualcuno ci parli di una “speranza viva”, di Cristo “nostra speranza”.

Come non dire grazie a Chiara? A lei che con fede e speranza ha lasciato tutto per seguire il Signore Gesù. Un grazie a Chiara, che ci ha detto, più con la vita che con le parole, il senso profondo del suo esistere, il centro unificante attorno al quale ogni fibra della mente e del cuore traeva la sua linfa vitale… Grazie per tutto ciò che sei stata e perché ancora oggi, anche se indirettamente, ci parli dell’Unico e Sommo Bene attraverso i gesti concreti e il linguaggio semplice di tante sorelle, che da te hanno imparato ad incarnare, nell’umile quotidiano, la forma di vita del Vangelo.

“Vivendo, la tua vita sia lode del Signore”: così avevi esortato Agnese, puntando all’essenziale verso il quale, ogni nostra scelta deve convergere! E questo è il messaggio più bello che tu Chiara e tutta la vita consacrata potete donare all’uomo oggi.

“Se non crederete, non comprenderete”.

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