Venite, adoremus! Meditazione per il santo Natale

Pubblicato giorno 17 Dicembre 2021 - Senza categoria

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Recentemente la nostra fraternità ha vissuto gli Esercizi spirituali: il predicatore ha incentrato le sue meditazioni su Maria, invitandoci a collocarci in una pagina delle Scritture ben specifica che vi dirò fra un momento, anzi, a collocarci in un luogo specifico dove rimanere spiritualmente nei giorni del nostro ritiro, per rileggere a partire da lì, la presenza, le risposte e l’agire di Maria nei vangeli. Si trattava esattamente nella pagina degli Atti degli Apostoli che testimonia la presenza di Maria nel cenacolo i giorni successivi alla passione del Signore.

Collocate nel cenacolo, in mezzo ai discepoli timorosi della reazione dei giudei, scossi dalla morte del Maestro, dal rinnegamento di Pietro, dal tradimento e dalla tragica fine di Giuda…  siamo rimaste accanto alla Madre, certe che nessuno come lei, pur nel dolore della Passione del Figlio, nel dramma della comunità ferita che le stava accanto, portasse in cuore la fede nella risurrezione del Figlio. In quei tragici giorni Maria ha certamente raccontato ai discepoli e condiviso con loro quanto aveva custodito nei trent’anni di vita accanto al Figlio, dall’annuncio dell’angelo fin sotto la croce. L’ha condiviso per infondere loro speranza, per far gustare loro la forza della misericordia, per formare la loro fede in Lui, per aiutarli a comprendere il mistero della sua venuta nella carne e suo sangue versato per la riconciliazione del mondo.

Vogliamo a nostra volta invitarvi a collocavi in questo contesto vivo delle Scritture, per coinvolgervi cuore e mente nel mistero del Natale, della venuta del Signore nella nostra fragile umanità.

Rischiamo infatti di vivere la preghiera come un momento in cui, accantonate le preoccupazioni quotidiane, accantonato e zittito il contesto frastornante del lavoro, le conseguenze del protrarsi dell’emergenza sanitaria che sembra sempre vissuta meno responsabilmente, degli impegni, della vita familiare, possiamo ritagliarci un angolo di pace, fosse anche solo ricaricarci e riaffrontare la vita concreta. Ma la preghiera è molto di più: non ci astrae dal quotidiano, non ci astrae dalla vita concreta, piuttosto la illumina; è il momento in cui, collocati nella Parola di Dio, nelle pagine del Vangelo possiamo finalmente immergerci nella nostra realtà personale e comunitaria e riannodare i mille fili delle vicende della vita, quei fili delle vicende spesso inconciliabili fra loro, che ci toccano e interpellano in prima persona la nostra vita di credenti.

Anche se siamo in prossimità del Natale vi invitiamo a porvi proprio lì, nel Cenacolo: non siamo forse anche noi parte di una comunità globalizzata ma profondamente divisa, smarrita e paurosa, che brancola nelle tenebre, alla ricerca affannosa di un po’ di pace e di senso e, ultimamente, di umanità, di salute e di normalità? Anche noi abbiamo bisogno che Maria ci prenda per mano e ci aiuti a ripercorre le vicende della sua vita da cui nulla è rimasto escluso, neppure il dramma della migrazione per la fuga dall’ odio di un persecutore, per ritrovare, sotto la sua guida, il senso di ciò che stiamo vivendo e dell’attesa di un domani migliore da costruire già oggi.

Maria, che ci è madre, desidera guidarci con la sua fede pasquale a immergerci nel nostro quotidiano per comprenderne il senso profondo e insegnarci ad ascoltare il gemito che si leva dal cuore degli uomini per invocare, anche oggi, la salvezza. Salvezza come vita sensata, come relazioni risanate, come liberazione dal male…. Maria desidera aiutarci a vivere l’attesa operosa di un compimento felice della vita di tutti e nostra personale.

Possiamo capire il Natale solo lasciandoci ammaestrare da Maria a vivere l’attesa di questa pienezza di vita che ha il volto dell’Uomo-Dio. Altrimenti il Natale è la festa per Qualcuno che, di fatto, non attendiamo. E con il 26 dicembre ci lasciamo tutto alle spalle, come una bella favola a cui vogliamo ancora credere per un giorno, “ma poi la vita è altro”. È proprio questa la drammatica obiezione della nostra incredulità: che la vita, di fatto, sia altro.

Il Natale ci ricorda, ci annuncia, la scandalosa verità che la vita è un dono che è insieme anche imperativo a vivere in modo corrispondente al dono! È indispensabile per noi intercettare continuamente il nostro desiderio più profondo, la sete profonda di verità e di amore che ci abita, non lasciare che essa cada nel disincanto di chi non crede più nella vita, di chi, sotto il peso della fatica, non crede più che essa sia dono. La vita è bellezza laboriosa che ci inquieta perché contribuiamo a farne un capolavoro fino a che i lineamenti del nostro volto non facciano risplendere le fattezze del Signore.

Maria, nel cenacolo, a noi credenti feriti, insegna proprio questo, lei che “conservava nel suo cuore” la parola del Magnificat pronunciata a tre mesi dal concepimento verginale di Gesù, contemplando i potenti rovesciati dai troni e gli umili innalzati, gli affamati colmati di bene e i ricchi rimandati a mani vuote. Maria contemplava già allora il frutto della Pasqua del Figlio di Dio e suo.

Maria viveva protesa verso un compimento visto solo con gli occhi della fede.

Un’espressione della Messa, dice così: Liberaci, o Signore, da tutti i mali, concedi la pace ai nostri giorni, e con l’aiuto della tua misericordia vivremo sempre liberi dal peccato e sicuri da ogni turbamento, nell’attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro salvatore Gesù Cristo.

Queste ultime sono le parole cruciali: nell’attesa… nell’attesa di un compimento! Nell’attesa che si manifesti Colui che ora è presente solo sacramentalmente nell’Eucarestia come nella Riconciliazione e negli altri sacramenti. È presente sacramentalmente, non lo vediamo: paradossalmente possiamo non badargli tanto la sua presenza è impercettibile ai sensi. Non lo vediamo con gli occhi del corpo ma lo crediamo presente. Non lo vediamo nel volto del fratello e della sorella, ma lo crediamo presente.

Ecco, la fede del Natale comincia qui.

La nostra carne, da allora, è sacramento della sua Presenza… e non è sufficiente la luce materiale, né la sanità degli occhi per riconoscerla. È necessaria la purità di cuore, ossia la rettitudine di intenzione, la capacità di puntare all’Essenziale, è necessario essere presi dal Mistero, dall’amore per il vero, il bello e il buono.

Ecco, allora l’augurio per tutti voi: che il Signore vi faccia gustare il sapore indimenticabile della sua beatitudine, della beatitudine di chi non si arrende all’apparenza ma lo cerca in tutte e attraverso tutte le cose, fino a che la fede non gli faccia dire, adorando: SEI QUI e noi non siamo più soli!

Venite, adoremus!

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