7 febbraio, Commento al vangelo di oggi – dal Calendario del Patrono d’Italia, EBF Milano

Pubblicato giorno 7 Febbraio 2020 - ARTICOLI DEL BLOG, Il Vangelo di oggi

Condividi su:   Facebook Twitter Google

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 6,14-29

In quel tempo, il re Erode sentì parlare di Gesù, perché il suo nome era diventato famoso. Si diceva: «Giovanni il Battista è risorto dai morti e per questo ha il potere di fare prodigi». Altri invece dicevano: «È Elìa». Altri ancora dicevano: «È un profeta, come uno dei profeti». Ma Erode, al sentirne parlare, diceva: «Quel Giovanni che io ho fatto decapitare, è risorto!».
Proprio Erode, infatti, aveva mandato ad arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, perché l’aveva sposata. Giovanni infatti diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello». Per questo Erodìade lo odiava e voleva farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo uomo giusto e santo, e vigilava su di lui; nell’ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri.
Venne però il giorno propizio, quando Erode, per il suo compleanno, fece un banchetto per i più alti funzionari della sua corte, gli ufficiali dell’esercito e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla fanciulla: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò». E le giurò più volte: «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno». Ella uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista». E subito, entrata di corsa dal re, fece la richiesta, dicendo: «Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». Il re, fattosi molto triste, a motivo del giuramento e dei commensali non volle opporle un rifiuto.
E subito il re mandò una guardia e ordinò che gli fosse portata la testa di Giovanni. La guardia andò, lo decapitò in prigione e ne portò la testa su un vassoio, la diede alla fanciulla e la fanciulla la diede a sua madre. I discepoli di Giovanni, saputo il fatto, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro.

Erode, sentendo parlare di Gesù, non ha dubbi: è Giovanni, quello che lui aveva fatto decapitare, risuscitato dai morti.

C’è una parola che getta luce anzitutto su di lui, Erode. Forse la sua coscienza prova rimorso per ciò che ha fatto, forse nostalgia di una voce di verità, non servile o compiacente…

Allora come oggi, il rancore uccide: qui è quello di Erodiade, che finalmente riesce a zittire la voce di una verità scomoda. L’ebbrezza dei sensi e del potere uccidono, dopo aver annebbiato la coscienza, qui quella di Erode, schiavo della propria immagine.

Ma la parola di Erode getta luce anche sul Battista: veramente egli è legato a Gesù come suo precursore, in vita e in morte. E infine getta luce su Gesù stesso, il primogenito di coloro che risuscitano dai morti.

Condividi su:   Facebook Twitter Google