«Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?»
Questa famosa parabola ci mette con le spalle al muro: chi di noi non recriminerebbe allo stesso modo dei servi della prima ora?
Ancora una volta Gesù ci chiama a capovolgere i nostri schemi, ad uscire da un concetto molto umano di giustizia. Abbiamo un occhio invidioso, dice il padrone; ecco perché non riusciamo ad accettare che Dio non si comporti da padrone, ma da padre. A lui sta a cuore la vita dei suoi figli, soprattutto di quelli più emarginati e svantaggiati, senza venire meno alle promesse accordate agli altri. Non ne abbiamo mai abbastanza, e guardiamo con sospetto la gratuità di Dio verso i nostri fratelli.
In realtà, la vera e più grande ricompensa non sta nel denaro ricevuto, ma nella gioia di poter lavorare nella vigna del Signore collaborando alla sua opera di salvezza.